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Cusumano: «Ma non date la Giustizia a Di Pietro»

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Ci sono gli artisti del mondo dello spettacolo come Moni Ovadia, i militanti, un ex deportato (il pupillo di Veltroni, Piero Terracina), ci sono 2.800 delegati del Pd venuti da tutta Italia, c'è l'acclamatissimo Matteo Colaninno. E c'è Nuccio Cusumano. Sì, quel Cusumano senatore che il giorno del voto di fiducia a Palazzo Madama si è staccato dall'Udeur, ha votato per Prodi nonostante le indicazioni di Mastella, scatenato l'ira dei mastelliani e il suo collasso. C'è perché ha deciso di cambiare rotta. È lì, seduto nelle prime file del padiglione 4. Immerso in un verde-Pd. Mentre ascolta le parole di Jovanotti in «Mi fido di te». In una sala dove sopra i maxischermi scorrono interminabili i volti dei giovani italiani che lanciano un solo messaggio: «Un'Italia moderna, si può fare. Veltroni presidente». Cusumano ascolta tutto di un fiato i discorsi dei relatori. Si alza dalla sua sedia solo quando il segretario ha finito di parlare. Si alza per applaudirlo. Una standing ovetion, la sua, che si unisce a quella degli oltre tremila partecipanti all'assemblea costituente. Applaude e applaude Cusumano. Mentre tutt'intorno a lui uomini e donne alzano i cartelli verdi e bianchi con la scritta «Si può fare», esattamente come nelle migliori convention americane. Sembra soddisfatto di esserci. Quando abbandona la sala, Walter Veltroni ha già una fila di persone lunga venti metri che aspettano per l'autografo. E uno alla volta i delegati salgono sul palco per una dedica. «Veltroni sta creando qualcosa di grande - dice Cusumano mentre abbandona il padiglione - Sta dando la possibilità agli italiani di poter credere, e credere che si può vincere. Sì, si può vincere. Guardate cosa sta succedendo oggi dall'altra parte. C'è lo spappolamento del centro. Qui è diverso. Vogliamo insieme i riformisti e i moderati. Anche l'alleanza con Di Pietro è una buona mossa, anche se io a uno col passato da pm non farei mai fare il ministro della Giustizia». L'ex Udeur ormai non ha più dubbi. Con Mastella ormai ha chiuso: «Ho rimosso dalla mia mente quello che è successo quel giorno al Senato. Anche ciò che i senatori dell'opposizione hanno fatto. Scene condannate ormai da tutto il mondo della politica». Ormai pensa all'avvenire: «Il mio futuro è dentro al Partito democratico, con Veltroni. Con quale ruolo? Decideranno i vertici».

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