Nell'Udc è scattata la diaspora. Prima lenta, quasi ...
Il tam tam tra i parlamentari e i consiglieri centristi è che questa volta il rischio è elevato. Quanto vale Casini da solo? è la domanda che rimbalza in queste ore. Si fanno previsioni, si delineano scenari, ma tutti portano alla stessa conclusione: ovvero che alle elezioni sarà una mattanza, una vera e propria decimazione dei posti in Parlamento. Ieri un altro pezzo di partito ha saltato il fosso. Dopo Bruno Tabacci, Gianfranco Rotondi, Mario Baccini, Mauro Cutrufo e Carlo Giovanardi, ieri è esplosa la situazione in Sicilia. Filippo Drago, segretario provinciale dei centristi nonchè assessore comunale ai Lavori pubblici comunica l'adesione al progetto del Pdl. «In queste settimane - spiega Drago - lo scenario politico ha subito una repentina metamorfosi ed è nostro dovere tenerne conto. Chiudere gli occhi e difendere disegni politici che appaiono ormai vecchi e fuori dal tempo è un atteggiamento irresponsabile nei confronti della nostra terra. Ritengo che la battaglia per il mantenimento del simbolo nei confronti della grande prospettiva del Popolo delle Libertà voluta da Berlusconi rischi di ostacolare la semplificazione del quadro politico che i cittadini di ogni schieramento chiedono a gran voce». La decisione di Drago è seguita dal deputato regionale Fabio Mancuso, detentore di una buona percentuale di voti centristi e in serata il segretario provinciale di Enna, Giovanni Palermo, esprime «un incondizionato giudizio di favore» sul Pdl. Immediata la decisione del segretario Lorenzo Cesa, che ha azzerato i vertici del partito nella provincia catanese, nominando Salvatore Cuffaro commissario al posto del dimissionario Drago. Anche il senatore cuneese Tommaso Zanoletti è sul punto di lasciare l'Udc. Intanto il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa ostenta ottimismo e fa un elenco delle regioni dove l'Udc non ha nulla da temere. A cominciare dall'Abruzzo ma anche in Puglia «siamo sicuri di andare oltre l'8%, visto che l'abbiamo superato già l'altra volta e i sondaggi fatti nelle regioni ci danno oltre questa soglia. Avremo nostri senatori in Puglia, Sicilia, Veneto, Marche, Abruzzo e Sardegna ma ovunque affrontiamo con grande serenità questa campagna elettorale». Ma mentre l'Udc vive i suoi giorni più difficili Casini prende ancora tempo e dopo la telefonata con Berlusconi rinvia a oggi l'annuncio della decisione. «L'idea che il centro corra da solo, si assuma i rischi di andare da solo e poi il giorno dopo il voto si allea -avverte poi l'ex presidente della Camera- è fra il grottesco e il ridicolo: il giorno dopo il centro starà all'opposizione e se la destra non avrà l'autosufficienza al Senato, si creerà una situazione per cui ci possono essere soluzioni diverse». Casini se la prende anche con An invitando il partito di Fini «a smetterla con gli appelli che sembrano fatti per lavarsi la coscienza: non sono io a dover entrare nel Pdl ma sono loro a dover spiegare perchè non consentono l'apparentamento con l'Udc». La questione è sempre quella del simbolo e Casini ribadisce che non ci sono motivi per cui non ci possa essere una alleanza pur mantenendo il simbolo. L.D.P.