Stefano Mannucci s.mannucci@iltempo.it A un certo ...

La loro musica piace, il pubblico si spella le mani, l'improvvisato tour può continuare. Guardateli bene: ma sì, Walter e Silvio sono i nuovi Elwood e Jake, e come loro sono «in missione per conto di Dio». Insieme, contro tutto e tutti, come i Blues Brothers. Il cui compito era riuscire a racimolare un «tesoretto» da cinquemila dollari per pagare le tasse pendenti di un orfanotrofio, e salvare i piccoli dallo sfratto, e da una sorte ancor più grama. È una corsa sul filo del tempo, quella dei Veltrus Brothers: che come i loro modelli cinematografici devono sottrarsi all'inseguimento di clan insidiosi e inaffidabili. Nel film, Belushi e Aykroyd scampano alla furia dei «nazisti dell'Illinois», così come la nostra impagabile coppia sfugge all'abbraccio letale dei finti amici, dei compagni di cordata che ti buttano giù, dei lottizzatori dell'aria, degli spalmamortadella, dei nostalgici di ogni latitudine. Non manca il dramma erotico-sentimentale: chi sarà la fidanzata delusa che insegue il tracagnotto Jake puntandolo con un lanciagranate? Cosa deve farsi perdonare l'impenitente seduttore, che fila via bruciando la frizione della scassatissima Dodge? Ecco: ai Veltrus Brothes basta solo un ultimo atto di coraggio, per aderire alla fiction cinematografica. I Ray-ban. Solo quelli. Per il resto anche loro, come i due personaggi, si dicono animati solo dalla volontà di evitare ai più deboli e ai meno garantiti la discesa agli inferi della miseria. E senza secondi fini, nobilmente disinteressati. Nel loro repertorio, una musica struggente come il blues, che non è certo nuova ma parla al cuore perché il country e il folk puzzano di stantio, di cartapecorume della politica. Walter e Silvio non possono essere divisi, nè distinti: fanno parte di uno stesso ticket elettorale, si sono appena imbarcati nella Campagna Unica, e insieme governeranno, comunque vada, come neppure ai tempi del compromesso storico. Entrambi giurano che una qualche soluzione si troverà: che sia l'Ici o l'assegno per i figli, lo scalone per le pensioni o il bonus per i precari, la loro «missione per conto di Dio» è una sola, ineludibile e prioritaria. Bisogna fare in fretta, per saldare il conto, prima che l'esattore chiuda lo sportello. Sono fratelli di sangue: avessero la stessa taglia, si presterebbero le giacche. «Walter, prova questo Caraceni». «Silvio, il colletto della Brook Brothers ti sta meglio sbottonato». Provano la stessa routine di danza, si muovono sincronizzati, e poco conta se dietro suonino Apicella o Jovanotti: il ritmo è coerente, l'intonazione giusta. Berlusconi appare più sicuro di sè, cita Rambo, Superman e snocciola il bollettino della vittoria: l'eterno giovanotto. Se glielo consentissero, a 72 anni salterebbe lo steccato su cui rischiava il femore Nino Castelnuovo nello spot dell'Olio Cuore. Veltroni è più emotivo, scopertamente soul, anche quando annuncia cinicamente la scomparsa delle province in favore delle aree metropolitane. In meno di un mese, hanno trasformato il carrozzone da sentiero pakistano (ci stavano stipati 40 pseudopartiti) in una decappottabile. Dentro ci trovi seduti solo loro due, e magari un paio di ospiti chiusi a forza nel bagagliaio. Dicono a tutti che sono scappati da soli, per vie diverse, ma agiscono in coppia. I Veltrus Brothers a tutto gas nel loro maxicentro: sperando che non girino in tondo.