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Fausto come Silvio, assalto a Veltroni

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 Ilpresidente di Sinistra Arcobaleno, la coalizione che porterà Rifondazione, Comunisti italiani, Verdi e Sinistra democratica sotto lo stesso simbolo alle elezioni, ha deciso di mettersi a fare sul serio la campagna elettorale per provare a fare il premier. E nonostante il ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi, è sicuro che la Cosa Rossa raggiungerà «al massimo una forbice tra il 12 e il 15 per cento delle preferenze», lui ci deve credere. E ha già iniziato a bombardare, mediaticamente s'intende, il suo principale avversario: Walter Veltroni. Il segretario e il Pd sono i suoi principali antagonisti, e Fausto deve tentare il tutto per tutto per rosicchiare un po' di voti ai democratici. Tanto più che proprio l'ex sindaco di Roma ha chiuso le porte in faccia alla sinistra radicale, emarginandola e indicandola come il male del governo Prodi. Così anche la Sinistra Arcobaleno ora ha iniziato a sbarrare la strada a Veltroni. E per iniziare Bertinotti, da presidente di Palazzo Montecitorio, ha fatto muro a una proposta di Veltroni che chiedeva di riformare i regolamenti parlamentari prima del voto di aprile. Il candidato premier della Sinistra ha specificato che per modificare ora i regolamenti parlamentari a Camere sciolte «serve una unanimità che ora non c'è». «Io sono stato propugnatore di una riforma dei regolamenti parlamentari - ha ricordato - prima dello scioglimento delle Camere. E avevamo anche affidato a due parlamentari di maggioranza e opposizione una ricognizione sull'argomento e gli uffici avevano predisposto un indirizzo di forma assai adeguato». Dunque, un secco no di Bertinotti. Un no a una proposta di Veltroni che già Silvio Berlusconi aveva respinto. E non è ormai una novità che la Sinistra Arcobaleno punti alla distinzione tra chi è di sinistra «e chi fa finta di esserlo». Anche il numero uno dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio ha ripetuto più volte che «la gente di sinistra deve votare a sinistra. Il popolo della sinistra non deve svendere il suo voto. Quindi i pacifisti votino per i pacifisti; gli ecologisti per gli ecologisti». Insomma, non farsi tentare da veltronismi. Diliberto, il leader del Pdci, ha invece voluto marcare a chiare note le differenze «tra noi e il Pd: noi siamo si sinistra e loro di centro». Insomma, l'assalto a Velroni è partito inarrestabile. Bertinotti non fa altro che marcare le differenze con il Pd. Anche sul tema dei salari Fausto cita Walter e prende le distanze: «Non è che devo pronunciarmi sulle proposte di Veltroni perché noi abbiamo delle proposte autonome e cioè la modifica delle legge 30 e l'introduzione di un salario sociale», dice lo storico leader di Rifondazione definendo auspicabile l'introduzione di un salario sociale, anche se non è da escludere la lotta alla precarietà. Ma in attesa di far chiarezza sul reale programma elettorale della Sinistra, l'offensiva al Pd di Bertinotti parte dall'alleanza che Di Pietro ha firmato nel loft di Sant'Anastasia. L'intesa, ha sottolineato Bertinotti, «non è del tutto coerente con le tante volte affermate esigenze di rigore delle alleanze sulla base di contenuti programmatici». Sottolineatura che nei giorni scorsi hanno fatto Forza Italia, Alleanza nazionale e Silvio Berlusconi in primis. «Il Pd - ha detto Bertinotti facendo praticamente l'eco alle parole del leader del centrodestra - deve giustificare all'esterno una scelta incomprensibile dopo aver parlato di omogeneità di programma. Il Pd ha ad esempio votato l'indulto mentre l'Idv era contro. Mi sembra una contraddizione. Mi pare che sia un'alleanza che renda meno limpida la scelta ambiziosa del Pd di correre da solo». Fausto come Silvio, dunque. L'assalto è partito. Ora Veltroni dovrà guardarsi tutti e due i fianchi.

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