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Troppi regali dell'esecutivo, conti in tilt sul tesoretto

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Padoa Schioppa

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[...] fa sapere Padoa Schioppa sul buco dei conti pubblici stimato in 6 miliardi di euro. La soluzione del «giallo» è rimandata alla pubblicazione a metà marzo della relazione unificata sull'economia e la finanza. «Prima di quel momento - prosegue il ministro dell'economia - non saremo sufficientemente informati per pronunciarci. E dubito che altri al di fuori del ministero abbiano più informazioni di noi». Ma è indubbio che i conti non tornano. Colpa del rallentamento dell'economia e soprattutto delle difficoltà che hanno investito la Borsa. A Piazza Affari i titoli bancari hanno visto ridurre il loro valore e il ventilato aumento della tassazione sulle rendite finanziarie dall'attuale 12,5% al 20% non ha certo stimolato l'ingresso dei capitali stranieri. Ma c'è di più. L'applicazione della tassazione è sui guadagni di Borsa ma se le azioni perdono è evidente che vengono a mancare gli introiti per lo Stato. Insomma, il rischio che il buco ci sia è elevato anche se resta il dubbio sulla sua quantificazione. Intanto non mancano le raccomandazioni dell'Ecofin, in linea con quelle della Commissione Ue. Il messaggio è chiaro: l'Italia deve «rafforzare gli obiettivi per l'anno prossimo assicurando un aggiustamento ambizioso». Un invito esplicito «a migliorare la qualità della spesa e ad attuare la riforma delle pensioni, revisione dei coefficienti inclusi, alla luce dell'alto debito». Ma proprio su quest'ultimo aspetto Padoa-Schioppa sposta il tiro e accusa la Commissione Ue. «Non è abbastanza informata, visto che i coefficienti li abbiamo già cambiati - spiega da Bruxelles - nella raccomandazione avrebbero potuto sottolineare di più l'esigenza di riforme strutturali e meno la piena attuazione della riforma delle pensioni». E sullo slittamento di un anno della data per il pareggio, il ministro non ha dubbi, a differenza dei tentennamenti mostrati da Germania e Francia. «La data del 2011 è invalicabile - taglia corto Padoa Schioppa - essendo già risultato di una piccola concessione». Rassicurazioni poi sui possibili effetti del ciclo elettorale sulla spesa. «Non li temo particolarmente - ha concluso - perchè esiste un calendario canonico degli interventi possibili e della politica di bilancio». In questo quadro sempre più complesso si accende la polemica politica. Buco o tesoretto fa poca differenza: la campagna elettorale incalza. Ma se le casse sono vuote appare inutile litigare sull'eventuale impiego delle risorse. Forse sarebbe opportuno per il governo Prodi interrogarsi sulle concessioni a questa o quella parte sociale per accontentare i variegati partiti e partitini della ex maggioranza. A gonfiare le spese e gli sprechi sono stati in buona misura quegli stessi ministri che oggi si dicono perplessi dalle parole del collega dell'Economia e Finanze. L'ultima beffa di un governo che non c'è più.

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