Linea dura dei sindacati
sulle risorse fantasma
A questo si aggiunge che alcuni provvedimenti che avrebbero dovuto essere varati per finanziare gli interventi presi con la riforma delle pensioni (l'accorpamento degli enti di previdenza in un SuperInps) sono rimasti al palo. A fare da cornice a questo scenario buio ci sono le previsioni di una congiuntura economica molto difficile per il prossimo anno determinata dal rallentamento dell'economia Usa. È un'eredità difficile quella che si appresta a raccogliere il prossimo governo. Il ministro dell'Economia uscente Padoa Schioppa ha detto chiaro e tondo che la situazione tende al peggioramento ma che comunque i conti sono a posto. Per avere comunque un quadro sicuro bisognerà attendere la Trimestrale di cassa fra un mese. Ma vediamo al momento quale è lo scenario. Il Dpef di luglio ha indicato l'entità delle spese previste calcolate per il 2008 in un massimo di 21 miliardi di cui 11 indispensabili. Alcune di queste spese fanno parte della legislazione vigente per altre bisognerà far fronte quest'anno. È il caso delle Ferrovie che devono essere rifinanziate per 2 miliardi. Poi ci sono i contratti pubblici che pesano dai 2 ai 6 miliardi a secondo dell'entità delle cifre con cui si intende rinnovarli e in base agli arretrati. La Finanziaria scorsa inoltre contiene rinvii di spese per 1,8 miliardi. Ci sono poi gli oneri che la Regione Campania ha dovuto sostenere per affrontare l'emergenza rifiuti, quantificati in circa 600 milioni. Dulcis in fundo le spese per le elezioni che vanno da un minimo di 300 milioni a un massimo di 600 a seconda se politiche e amministrative saranno accorpate o avverranno separatamente. Il totale è pari a 7 miliardi. A questo va aggiunto il disavanzo 2008 pari al 2,2% che quindi in virtù di queste maggiori spese si alzerebbe al 2,6%. Queste cifre non tengono conto del peggioramento del quadro economico. In caso di rallentamento della crescita il disavanzo peggiorerebbe. Va detto inoltre che la scorsa Finanziaria ha rinviato la riduzione del disavanzo per dirottare le risorse anzichè al risanamento dei conti a finanziare la spesa. La conseguenza è stata un aumento del disavanzo di 6 miliardi. Il deficit del 2008 è quindi salito dall'1,8% al 2,2%. Ora però a causa delle spese aggiuntive da 7 miliardi ilpassivo lieviterà al 2,6%. Il prossimo governo quindi si troverà di fronte a un bivio: se allentare ancora i cordoni della spesa per dar seguito alle promesse elettorali di ridurre le imposte e quindi lasciar correre il disavanzo o stringere la cinghia ma con l'effetto in questo caso di comprimere ulteriormente i consumi e frenare l'economia. Il problema dei conti diventa anche un problema sociale giacchè il nuovo governo dovrà vedersela con le richieste dei sindacati sul fronte dei contratti e della rivalutazione dei salari. La partita dell'aumento delle retribuzioni rimasta al palo per l'interruzione della legislatura sarà riproposta dai sindacati al nuovo governo. E anche le imprese avranno da dire la loro giacchè il rallentamento dell'economia per la crisi importata dagli Stati Uniti, richiederà misure di incentivazione fiscale. I sindacati si sono già fatti sentire. Dice il segretario generale della Uil Angeletti: «Questo balletto sull'essere o non esserci del tesoretto l'avevamo già previsto, come sindacato confederale, tant'è che avevamo proclamato uno sciopero generale. Abbiamo mantenuto la mobilitazione, nonostante la crisi di Governo, proprio perchè non è più prorogabile la soluzione del problema». Insomma il saluto al nuovo governo da parte del sindacato potrebbe essere proprio uno sciopero.