Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Veltroni prova a cancellare Prodi

Berlusconi e Veltroni

  • a
  • a
  • a

Non un minuto di più. Ma abbastanza per capire che il perno della sua campagna elettorale sarà uno solo: smarcarsi in ogni modo possibile dall'esperienza disastrosa dell'esecutivo che ha guidato l'Italia negli ultimi 18 mesi. Certo, il segretario del Pd non perde occasione per ringraziare Romano Prodi, ma ormai è oltre. Tanto che il suo primo impegno concreto per il futuro, annunciato nel silenzio del convento di San Girolamo, è proprio l'obiettivo mancato di chi lo ha preceduto: abbassare le tasse. «Lo anticipo ora - esordisce -, ma oggi è possibile ridurre le tasse. Grazie al risanamento portato avanti dal governo Prodi oggi è possibile venire incontro agli italiani con la riduzione delle tasse». Le citazioni per il Professore finiscono qui (meglio di Silvio Berlusconi che non viene mai evocato da Veltroni se non con la generica formula «gli altri» del centrodestra). Il fatto è che finiscono pure i complimenti visto che, da questo momento in poi, il segretario del Pd, pacatamente, demolisce gli ultimi 18 mesi. A cominciare dall'Unione. «Conosciamo le sfide che abbiamo di fronte. Ciò che ci ha impedito di vincerle, nella legislatura che si è appena traumaticamente conclusa, è stata la politica divisa - spiega -. Sono state le divisioni tra noi. Per questo il Pd ha deciso di rompere unilateralmente le alleanze contro, noi vogliamo e possiamo voltare pagina». «Voltare pagina». Sono queste, assieme a «cambiamento», le parole più usate da Veltroni. Per il segretario il centrodestra, oggi, sembra più preoccupato «di come vincere che di perché vincere». «Hanno già governato per 7 anni e propongono di farlo esattamente gli stessi di prima - aggiunge - e con lo stesso programma di prima». «Noi diciamo: non cambiate un governo, cambiate l'Italia - continua -. Cominciamo a farlo insieme. Si può fare. Mi candido a guidare questo Paese, non per ricoprire una carica, ma per cambiarlo». Per Veltroni anche la scelta di Spello non è casuale. «Cominciare da qui - spiega - è un modo per dire a cosa pensiamo. Non al destino di questo o quel leader, di questo o di quel partito, ma al destino dell'Italia». «Gli occhi degli italiani - prosegue - hanno visto troppo odio, l'Italia ora deve essere unita. Ora bisogna rimettersi in cammino e non ci sono due Italie. Non è giusto mettere le bandierine: gli italiani non appartengono a nessuno. Vogliamo una stagione nuova bisogna lasciare l'odio e scegliere la speranza». A questo punto al segretario del Pd non resta che lanciare la propria ricetta. «Verrà presto l'assemblea costituente del Pd - incalza -, il tempo di tornare a parlare il linguaggio asciutto e severo dei programmi. Il tempo di spiegare e chiarire le nostre proposte e di ribadire, ad esempio, che oggi è possibile ridurre le tasse perché la lotta all'evasione ha dato risultati. Io rimango della mia idea: pagare meno, pagare tutti. Oggi, grazie al lavoro del Governo Prodi, possiamo fare quello che non è mai stato fatto. Quello, gli italiani lo sanno, che è stato ogni volta annunciato, ma non realizzato». «Verrà il tempo - conclude - per dire agli italiani ciò che è nostro dovere: questo è il nostro progetto per cambiare il paese, queste sono le cose che faremo per fronteggiare i problemi e trovare soluzioni. E lo potremo dire guardando negli occhi l'Italia, perché abbiamo deciso, unilateralmente, di correre liberi. Liberi, più che soli. Liberi di poter finalmente non mediare parole, non attenuare cambiamenti possibili, non rinunciare a ciò che si crede giusto. Guardiamo negli occhi l'Italia e le diciamo: comincia un tempo nuovo». Senza Prodi.

Dai blog