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Tricolore e cartelli in stile Usa, Walter fa l'Obama made in Italy

Walter Veltroni

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Dopotutto la location non è un asettico palasport. Qui c'è Spello, c'è il convento di San Girolamo, c'è una terrazza affacciata su una valle d'ulivi, c'è il sole. Insomma, c'è il meglio del made in Italy. Tanto che Ermete Realacci, responsabile comunicazione del Pd, spiega: «Abbiamo scelto questo posto perché noi guardiamo al futuro ma con l'attenzione per la bellezza e le potenzialità dell'Italia». E se le potenzialità del Bel Paese sono tutte racchiuse in questo angolo di Umbria, il futuro è oltreoceano. Il futuro si chiama Barack Obama, il senatore democratico di colore in corsa con Hillary Clinton per una candidatura a presidente degli Stati Uniti. L'uomo nuovo che Veltroni adora. Tanto da copiargli lo slogan elettorale («Si può fare», italianizzazione dell'obamiano «We can»). Così, tra gli ulivi umbri, ecco spuntare una decina di cartelli che ricordano molto le convention democrats. Fondo verde, e la scritta «Un'Italia moderna - Si può fare - Veltroni presidente». Ma non finisce qui. Dal «collega» americano, Walter riprende anche l'abitudine a parlare con al fianco la bandiera nazionale. Niente stelle Ue, solo un tricolore mosso dal vento. C'è anche l'inno, sempre presente in qualsiasi manifestazione a stelle e strisce, colonna sonora di chiusura per tutta la campagna elettorale del segretario del Pd. Manca solo un piccolo particolare. Negli Usa un gruppo piuttosto nutrito di artisti ha composto una canzone utilizzando un discorso di Obama (titolo: «Yes we can»), Veltroni non ce l'ha e punta su «Mi fido di te» di Jovanotti. Ma c'è ancora tempo. Una canzone per Walter? Si può fare.

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