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L'estrema destra ora sogna di ballare da sola

Francesco Storace

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Urlano, strepitano, accusano. Ma poi sottovoce ammettono che finiranno nella formazione di Silvio Berlusconi, magari uscendo un minuto dopo le elezioni. Anche perché il Cavaliere non ha intenzione di federarsi con nessuno ad eccezione della Lega per una questione di presenza territoriale. O dentro il listone o tutti fuori dal centrodestra. Questa è la linea. Una linea che sta creando problemi soprattutto alla destra radicale. La Destra di Francesco Storace s'è impantanata. Il sito del segretario è intasato di messaggi, circa tremila in due giorni, roba da far invidia pure a Beppe Grillo. E i commenti lasciati non sono tutti di serenità: «Basta elemosinare un posto al sole al cavaliere mascarato... Dignità!», scrive terra di mezzo; «Meglio in pochi ma leoni, che in tanti e pecoroni! Se si ha paura di esistere con le proprie forze allora è meglio morire subito e scomparire, piuttosto che autocondannarsi ad una lenta e servile eutanasia!», aggiunge Giovanni Palombo. Una situazione che costringe l'ex governatore del Lazio a prendere una decisione quasi democristiana. Diciamo veltroniana. Andiamo da soli ma anche con il Cavaliere. Il nuovo partito raccoglierà le firme sia per andare da soli, e nel quale caso il candidato premier sarà Daniela Santanchè, sia per allearsi con il Pdl indicando per Palazzo Chigi Silvio Berlusconi. Storace fa la voce grossa: «Se il centrodestra vuole cancellare quei valori cui la Destra aspira, è ovvio che non staremo con loro. Ma nel contempo dobbiamo chiederci: chi è che ha interesse a non far partecipare al gioco della politica la nuova destra italiana». Quindi annuncia: «Noi siamo scesi da una barca quando ci siamo accorti che il mondo rischiava di cambiarci. E ora, anche se ancora non so dirvi in quale forma, dobbiamo essere pronti alla battaglia». Non si tratta di una decisione da poco quella di correre da soli: infatti è necessario raggiungere almeno il 4% Lei, la Santanchè, non sta nella pelle. Definisce Storace l'«uomo più coraggioso d'Italia». E proclama: «Come sempre, la sinistra si riempie la bocca con la politica a favore delle donne, ma è la destra con i fatti a porre la questione come si deve. La Destra ha il coraggio di candidare una donna a premier». Sogna di ballare da sola. Berlusconi, non appena vede questo fermento, convoca Storace per cena ad Arcore. Si cerca una soluzione. Ma la minaccia storaciana mette in movimento tutta l'area della destra radicale. anche Luca Romagnoli, segretario della Fiamma Tricolore, che appena tre giorni fa si era detto entusiasta del listone («Siamo pronti a fare fronte comune», ha detto venerdì; «È necessario andare uniti al voto», aveva annunciato il giorno prima), cambia linea: «Sospettiamo che i giochi siano già stati fatti e che la cosiddetta "grande coalizione" sia già una realtà». «Chi voterà anche questa volta per la Fiamma Tricolore - aggiunge l'europarlamentare - sa bene a quale progetto aderisce e non rischia di trovarsi inquilino di "altre" case costruite troppo in fretta, Una cosa sono le alleanze elettorali, un'altra è la dignità di un partito». È chiaro che se nelle urne non ci sarà per la prima volta dopo sessant'anni la fiamma del Msi, che finora campeggiava ancora all'interno del simbolo di An, non apparirà si apre per partitini e partitucoli un mercato elettorale non da poco. Anche perché non ci sarà neppure un loghetto alla destra della destra, alla destra del Pdl, visto che persino Alessandra Mussolini entrerà nella lista berlusconiana. Lo intuisce anche Adriano Tilgher, leader del Fonte nazionale, che annuncia sciolta l'alleanza con la nipote del Duce e «mobilita la sua struttura per rilanciare la grande ed attuale idea sociale». La marcia sul listone è già iniziata. Forse sarà una marcetta, forse una marcia solitaria. Comunque darà fastidio.

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