Bonaiuti: "Casini deve venire con noi"
Formigoniha detto 'questo è un partito in cui i cattolici hanno una forte presenza quindi Casini deve venire con noi', anch'io sono di questa idea, ne sono convintissimo, e spero si riesca a trovare una soluzione in grado di accontentare tutti». Lo sostiene L'onorevole Paolo Bonaiuti intervistato da Sky tg24. L'offerta rimane quella di venire nel Popolo delle Libertà? «Si- risponde il portavoce di Silvio Berlusconi-, il problema credo che sia più che altro quello di garantire all'elettore, per fargli capire che è una cosa seria, che successivamente alle elezioni dovremo fare dei gruppi unici, è un percorso che si inizia e che deve andare avanti tutti insieme». «Berlusconi dice 'Siccome la sinistra si è presentata, come abbiamo visto tutti, con 283 pagine di programma di governo e poi non ne hanno realizzato neppure una minima parte, allora noi prepariamo una decina di disegni di legge gia pronti, approvati da tutti gli alleati, con cose concrete da fare, e li portiamo in Parlamento seguendo scadenze precise. È la politica della concretezza contro la politica delle chiacchiere di Veltroni». Ieri è partita la campagna elettorale di Veltroni con un atteggiamento di pace, commenta l'intervistatore. «Si- risponde Bonaiuti-, un atteggiamento tranquillo anche se Veltroni non ha risparmiato le stoccate nei nostri confronti. Mentre noi siamo andati al congresso dei Ds che chiudeva la loro lunga avventura applaudendo Fassino, lui ha definito un 'maquillagè la nostra che invece è un'operazione vera, non una fusione a freddo tra due Partiti come hanno fatto loro. Noi l'abbiamo fatto come scelta spontanea, mentre lui ha dovuto fare una scelta forzata perchè tali e tante erano le risse tra di loro che non avrebbero mai potuto rimettersi insieme». Quando due partiti si uniscono generalmente perdono voti? «Non è una unione dei partiti, è la nascita di un popolo nuovo. È lo stesso popolo del 2 dicembre 2006 a Piazza San Giovanni. Con ideali comuni, principi comuni, un afflato comune di valori di quella gente che- conclude Bonaiuti- protestava contro il governo Prodi».