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L'Udc teme di scomparire. E Casini riapre al Cavaliere

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Il «porcellum» - l'attuale legge elettorale - non avvantaggia di certo. E Pier Ferdinando Casini tutto questo lo sa bene. Così ne approfitta per andare a parlare con i suoi amici del Movimento cristiano lavoratori, alla conferenza nazionale di Roma, prendere qualche applauso - nove applausi in 29 minuti di discorso -, e aprire a Silvio Berlusconi: «Sono disponibile ad ogni dialogo purché avvenga nella chiarezza e nell'onestà». Ora, a poco più di due mesi dalle elezioni, a Casini interessa che «gli italiani sappiano che io lavoro per unire e non per dividere». Sull'ingresso dell'Udc nel Popolo della libertà la posizione sembra essere rimasta negativa, ma in queste ore si potrebbe raggiungere un compromesso. Del resto Casini stesso ci tiene a precisare che «l'alleanza col centrodestra è la prima opzione che ho davanti». Ma non si esime neppure dallo spedire una frecciata a Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini: «Al termine di questa vicenda ognuno si dovrà assumere le proprie responsabilità». Per ora il capo dell'Udc preferisce non fare polemiche. «Non voglio farle adesso con Berlusconi, perché sono impegnato a farle con Veltroni e il Partito democratico». Dopo la tempesta di venerdì non si può dire che sia tornato già il sereno, ma una schiarita sì. Qualcuno dalla platea del congresso Mcl gli chiede, gridando, «presidente facciamo il centro!». E lui di rimbalzo spiega che «ci auguriamo che i moderati si presentino uniti. E se non sarà possibile, la scelta sarà comunque quella di rappresentare gli elettori moderati nelle urne. Oggi - continua l'ex presidente della Camera - c'è bisogno di serietà. È il momento della responsabilità, e non ho nessuna intenzione di alimentare polemiche che dividano i moderati. Anzi, auspico che i moderati si presentino insieme, perché l'avversario è Veltroni e magari Bertinotti». Ma aperture al Cavaliere a parte, con la crisi che sta travolgendo l'Udc Casini deve faticare per strappare qualche applauso agli iscritti alla Mcl. A loro ribadisce l'importanza del sistema proporzionale alla tedesca e della possibilità - che oggi non c'è - di indicare il proprio candidato. Ruba sorrisi e battiti di mani quando chiede «di difendere l'identità cristiana», quando critica «l'aborto», elogia «il diritto alla vita», ricritica «il '68». Chiede «ai cattolici di rialzare la schiena». Insomma, chiede alla platea a lui «fedele» di essere al suo fianco, in un momento difficile per l'Udc. Prima e dopo il suo discorso incontra Savino Pezzotta, neopresidente della Rosa Bianca, «per uno scambio di saluti affettuoso», dice lui. E a proposito di incontri, dopo le parole si aspetta un colloquio con Berlusconi, a breve: «Lo incontro volentieri - dice Casini - Incontro tutti a partire da lui. Io lavoro per unire i moderati, mica per dividerli».

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