dall'inviato Fabrizio dell'Orefice ...
Aspettare soprattutto che cosa succede nell'Udc. Il Cavaliere le sue condizioni le ha dettate. O si entra nel listone del Pdl o fuori. Fuori da tutto, fuori dal centrodestra. Per Casini significherebbe rischiare l'estinzione. I sondaggi non gli danno molte speranze, la sua Udc naviga attorno al 4% che poi sarebbe la soglia per riuscire a rientrare in Parlamento se scegliesse la corsa solitaria. Si tratta, dunque. Gianfranco Rotondi, segretario della DcA, prova a sintetizzare la giornata: «Sono volate tante colombe oggi, ancora nessuna è atterrata». Una delle soluzioni sulle quali si sta ragionando è un accordo che preveda l'Udc che corre da solo ma che sottoscrive un ampio preambolo i cui punti salienti saranno due. Il primo, i centristi riconoscono la leadership di Berlusconi per l'intera legislatura e si impegnano a rispettare il programma. Secondo, via il nome di Casini dal simbolo. Ipotesi. Il Cavaliere non se ne sta con le mani in mano. Non preme sull'acceleratore, anzi tende la mano: «Non vogliamo cancellare i vostri simboli». Ma lancia avvertimenti quando spiega ai suoi come fare campagna elettorale: «Bisogna spiegare agli elettori che i voti fuori dal bipolarismo rappresentato dalle due grandi colonne è pericoloso, sprecato e inutile perché i piccoli hanno la forza per ostacolare i progetti». Dunque, se l'Udc non si alleerà e sceglierà la corsa solitaria il leader del centrodestra ha già pronto lo slogan. Mettere la croce sul simbolo del partito di Casini è «sprecato» perché non aiuta nessuna delle due coalizioni a vincere e quindi a governare, «inutile» perché non sortisce nessun effetto e soprattutto «pericoloso» perché rischia solo di puntare all'immobilismo. Una campagna così mirata mirerebbe chiaramente al prosciugamento dell'Udc, avrebbe l'obiettivo dichiarato di conseguire la sua estinsione. D'altro canto Berlusconi, in un altro passaggio del suo intervento dal palco ricorda come avesse provato a tenere unita la coalizione. «Prima - sottolinea - ho proposto il partito unico, ma qualcuno ha detto di no. Poi ho proposto la federazione, ma un partito si è chiamato fuori. Allora ho provato con l'Officina del promgramma, ma c'era chi aveva detto che non sarebbe venuto. Per un anno ho evitato di convocare vertici del centrodestra altrimenti si sarebbe cristallizzata la spaccatura». E più avanti fa sapere: «Alla manifestazione del 2 dicembre del 2006 sono venuti in tanti di tutti i partiti, con piacere abbiamo accolto anche i tanti che sono venuti con le bandiere dell'Udc proprio mentre i loro leader si riunivano a Palermo. È chiaro che gli elettori sono più avanti degli eletti che stanno ancora a difendere il cadregnino». Di più Berlusconi non dice. Aspetta che dal campo avverso arrivinino segnali, messaggi. Tanto che non sono stati smentiti i toni accesi di una telefonata che ci sarebbe stata venerdì sera tra Casini e Gianni Letta. Un modo anche per provare a stemperare i toni.