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Michela Brambilla: "E' un progetto politico vero, non un'operazione elettorale"

Michela Brambilla

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Quanto hanno contato i suggerimenti della Brambilla alla rivoluzione di Berlusconi? «È stato Berlusconi a dare a me molte idee senza le quali probabilmente io un anno fa non sarei entrata in politica». Si aspettava una sterzata in questi termini? «Berlusconi non fa nulla per caso. Ora anche una forza politica prestigiosa come quella guidata da Gianfranco Fini crede in questa idea, anzi l'ha fatta propria». Con quale simbolo si presenterà il Centrodestra? «Il marchio definitivo del Popolo della Libertà penso che verrà deciso quanto prima. La cosa importante è che dietro di esso ci siano strategie e programmi in gran parte già definiti». Quando ad agosto lei depositò i brevetti immaginava di aver posato la prima pietra di un progetto così ambizioso? «Sono io a farle una domanda: ma crede veramente che alla fine del 2006 sarebbe partita l'iniziativa dei Circoli della Libertà se non fosse già stata delineata la sua meta? Insisto: non ho fatto che condividere e poi, per la mia parte, cercare di realizzare un progetto che era nella testa di Berlusconi. Io non mi sono mai mossa alla cieca: ho sempre fatto tutto d'intesa con il presidente Berlusconi. È lui che ha deciso le strategie ed anche i tempi di esecuzione del progetto». Come vivono i Circoli il meeting milanese? «Con grande emozione come il giusto traguardo di una marcia che è stata indubbiamente faticosa ma che aveva ben chiara davanti a se quale doveva essere la meta. Dopo la sciagurata esperienza del governo Prodi bisognava cambiare il modo di fare politica. E di riformare dal di dentro un sistema che così non era più in grado di funzionare». La svolta del predellino era il primo passo verso il Pdl. E ora? «Oggi di nuovo a piazza San Babila. Inizia una campagna elettorale che, a mio giudizio, deve avere soprattutto tre obiettivi: un programma per i cittadini, un impegno dei partiti a realizzarlo senza se e senza ma e prima ancora di andare alle urne la condivisione della gente. Ecco il vero senso che dovrebbero avere le primarie». Veltroni ha mostrato coraggio nella scelta del Pd di andare da solo. Quanto rischia il Pdl ad accettare la sfida? «Penso che non bisognerebbe fidarsi dei sondaggi, questi sì di parte, che Michele Santoro ha sbandierato nell'ultima puntata di Anno zero. La verità è che i numeri sono tutti dalla nostra parte. Il che non vuol dire che, chiuse le urne, non si riconoscerà l'onore delle armi al partito democratico di Veltroni sempre che esso mantenga il proposito- e io me lo auguro sinceramente per il bene di questa democrazia- di presentarsi da solo alle elezioni». Come valuta l'attuale esclusione dell'Udc? «Non parlerei di esclusione. È un momento di attenta riflessione. Mi auguro ancora insomma che tra il Popolo della Libertà e Casini si possa trovare una sostanziale convergenza». Quanti senatori in più avrà secondo lei il Pdl? «I calcoli algebrici sarà meglio che li faccia qualcun altro». Quanti saranno i portabandiera dei Circoli alla Camera e al Senato? «Ma come corre. Oggi siamo in piazza San Babila con Berlusconi. Poi si deciderà il resto». Contribuirà alla stesura del programma? «Conteranno le idee di tutti e penso quindi anche le mie». A chi deve dire grazie Michela Brambilla? «A Berlusconi. Punto».

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