L'opa sull'Udc punta su Bonsignore
Non era un caso quella rottura di Carlo Giovanardi arrivata quasi a freddo. Proprio mentre l'Udc tornava all'ovile e cercava l'accordo con Berlusconi, l'ala berlusconiana usciva dal partito. Era un segnale. Una sorta di sirena che avvertiva del bombardamento in arrivo. E infatti agli uomini di Casini non è rimasto che indossare l'elmetto. Non è un caso che ieri sia andato a Modena, città di Giovanardi, a verificare l'entità dei danni, a controllare le macerie e a rimettere in sesto quello che è pericolante. I pezzi pesanti devono ancora calare. Dall'Udc è andato via Mario Baccini, l'uomo forte del Lazio con la sua cassaforte di voti nella zona di Roma. E via anche Bruno Tabacci, l'uomo dei rapporti con l'alta finanza milanese. E non è finita. L'assalto dall'area forzista punta a portare via anche Salvatore Cuffaro, l'ex governatore della Sicilia. Certo, la sua incompatibilità con Gianfranco Miccichè, il plenipotenziario berlusconiano sull'Isola, è cosa nota. Ma è anche vero che Cuffaro continua regolarmente a disertare le manifestazioni di partito e a non farsi nemmeno vedere alle iniziative a cui partecipa Casini. Un segnale dell'addio in arrivo? «Ritengo di dovermi dare una pausa di riflessione. È una tregua necessaria per continuare a dare tutto me stesso all'impegno politico», ha scritto in una lettera al partito. Cuffaro gioca in proprio e in asse con Raffaele Lombardo, uno dei primi fuoriusciti dall'Udc in totale rottura con Casini e che poi è andato a fondare il Movimento per le autonomie. Se l'ex governatore siciliano si muove con lui è già fuori dalla linea del partito. Ma soprattutto Totò vasa-vasa pensa a trattare da solo e fuori dagli schemi romani la partita per la candidatura del suo successore. Dal Sud al Nord. Un altro in bilico è Vito Bonsignore. Un nome poco noto nei palazzi romani della politica, ma che conta molto. Nell'impresa anzitutto, visto che è stato direttore delle autostrade Autostrade Torino-Alessandria-Piacenza, è stato nel consiglio di amministrazione dell'Imi e dell'Insud. È stato socio di Carige e la sua Gefip ha presentato la proposta di project financing per l'autostrada Civitavecchia-Venezia. Un finanziere non di secondo piano. Ultimamente i contatti con Forza Italia sono incrementati. «L'ho sentito oggi pomeriggio», conferma Guido Crosetto, il coordinatore regionale di Forza Italia in Piemonte. Il quale mette però le mani avanti su un eventuale passaggio: «È critico nei confronti dell'Udc. In questo ore anche molto perplesso, guarda a quello che sta accadendo. Come in tanti in queste ore. Posso dire che certamente alla nostra porta stanno bussando in molti in queste ore». Se va via Bonsignore non va via soltanto una cassa, va via anche uno che porta con sè 21mila voti, quelli racimolati nel 2004 per le Europee. D'altro canto i rapporti tra Bonsignore e il suo partito s'erano deteriorati già nel novembre scorso, quando al congresso provinciale la battaglia è finita in Tribunale con l'eurodeputato-finanziere che ha denunciato gli uomini del segretario Lorenzo Cesa, casiniano doc. Ragiona Crosetto: «Se l'Udc va da sola al Nord prende un solo senatore, in Veneto. E forse qualcuno in Sicilia». Gianfranco Rotondi, tra i primi ad uscire dall'Udc (poi ha fondato la DcA) e oggi tra i principali sostenitori del listone berlusconiano cerca di buttare acqua sul fuoco: «Un accordo si troverà, si può trovare, si deve trovare. Vedremo». Ma come vedremo? Berlusconi e Casini se le stanno dicendo di santa ragione... «Vero, ma la notte porterà consiglio. Capita sempre così nelle trattative. Si rompe ma poi il giorno dopo si deve ricucire. Non c'è l'intenzione di umiliare nessuno». Se l'assalto parte da Berlusconi, anche Baccini non scherza. E ieri, presentando la candidatura di Pezzotta, annuncia: «Noi siamo qui». Avrebbe voluto aggiungere: chi vuole venire, venga.