E Fini ora applaude
In privato, il leader di An aveva però già preparato i suoi, nella tarda serata di giovedì, all'ennesima ropture. «Questo non è il partito del predellino - aveva spiegato ad alcuni di loro nelle ore decisive della scelta - è l'occasione di andare verso il partito unitario del centrodestra che noi da sempre chiediamo a Berlusconi, è la realizzazione del nostro progetto verso il Ppe». «Però possiamo accettare solo se siamo certi che non si tratta di una operazione elettorale - aveva detto ai suoi - Se riusciamo a stringere sulla lista unitaria non un accordo tecnico ma un patto che abbia ampio respiro politico, centriamo il nostro obiettivo anticipando di dodici mesi il referendum. L'accordo però va blindato chiedendo gruppi parlamentari unici alla Camera e al Senato e garanzie sul numero delle candidature». E dopo tre ore e mezzo di confronto a Palazzo Grazioli con Berlusconi, il leader di An queste assicurazioni pare averle ottenute. Questo Partito delle Libertà, in ogni caso, sarebbe per Fini cosa ben diversa da quello che Silvio Berlusconi aveva annunciato in Piazza San Babila a Milano nel novembre scorso. «Spero che sia per tutti chiaro che, almeno per me, non esiste alcuna possibilità che Alleanza Nazionale si sciolga e confluisca nel nuovo partito di Berlusconi, del quale non si capiscono valori, programmi, classe dirigente. Non ci interessa la prospettiva di entrare in un indistinto Partito delle Libertà», aveva detto allora Fini di fronte al partito riunito in Assemblea Nazionale, accusando il Cavaliere di essere alle «comiche finali». E ancora più chiaro era stato con alcuni deputati azzurri incrociati in Transatlantico: «Se Berlusconi vuole tornare a Palazzo Chigi, ci vada con Veltroni, perchè con me ha chiuso». Una manciata di settimane e tutto è profondamente cambiato. A via della Scrofa si bisbiglia anche che, in caso di vittoria, Fini potrà decidere se puntare sulla presidenza della Camera, sulla Farnesina o sulla leadership del Partito della Libertà, con il Cavaliere impegnato a Palazzo Chigi. Il partito comunque - o almeno la sua classe dirigente - appare soddisfatto del senso di marcia impresso dal leader. Si annuncia perciò tranquilla la direzione, sabato 16, alla quale lo stesso Fini ha detto che chiederà «doverosamente di ratificare la decisione» dell'ingresso nel Pdl. Nessuno si aspetta battaglie come quelle storiche che un tempo Francesco Storace combatteva con Fini. Certo, Gianni Alemanno chiede un congresso dopo le elezioni per «qualsiasi passaggio organizzativo». Ma i toni sono soft e la nuova lista unitaria viene considerata «la partenza di una nuova fase politica». Certo, a livello locale si avverte un po' di sconquasso e sono in molti a domandarsi che fine faranno (anche se pare che per le candidature potrebbe attestarsi il rapporto 2 a 1, rispettivamente per Fi e An, con un diritto di tribuna per i piccoli). Non mancano poi i problemi concreti: che fare degli spazi pubblicitari già prenotati? Come riconvertire le tappe della campagna elettorale stabilite dall'ufficio politico solo pochi giorni fa? Cose che si risolveranno. Intanto Ignazio La Russa parla di «una giornata storica per la destra italiana in cui si realizza il sogno di Pinuccio Tatarella, traghettatore dalla destra missina alla destra di Alleanza Nazionale».