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Rutelli, primo passo verso il Campidoglio

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L'intervento del ministro della Cultura chiude un convegno sull'innovazione organizzato dai blog della Margherita. Fino a ieri mattina non era previsto, ma Rutelli aveva bisogno di dare una risposta alle indiscrezioni che lo vogliono in campo alle prossime elezioni comunali. Alla fine sarà una risposta a metà: «Voglio prima ascoltare la mia città, comprendere se vi sono effettivamente le condizioni per accettare. Entro dieci giorni, al termine di queste giornate di ascolto, deciderò». Con lui ci sono vecchi e nuovi compagni di viaggio: Roberto Giachetti, appena tornato dalla campagna elettorale newyorkese di Obama, Mario Di Carlo, Fabrizio Panecaldo, Claudio Minelli, Giovanni Hermanin, Luca Nitiffi e tanti altri. Un pezzo della classe dirigente romana legata da sempre (o quasi) all'esponente del Pd. C'è anche chi, per l'occasione, si è appuntato sulla giacca la vecchia spilla con la scritta «Rutelli sindaco». Il vicepremier spiega: «Ringrazio fin da ora coloro che, appartenendo ad altri schieramenti politici, hanno manifestato la loro stima nei miei confronti. Non era nei miei progetti politici né personali un impegno in Campidoglio negli anni a venire». Riconosce «il cambiamento di Roma» degli ultimi quindici anni, lo definisce «tra i più straordinari a livello nazionale e internazionale» ma chiarisce pure che «Roma è sottoposta a sfide difficilissime. Ha bisogno di una persona che diventi un sindaco a tempo pieno per i prossimi cinque anni con competenza, passione, onestà, capacità» e aggiunge: «Ci vogliono idee forti, progetti coraggiosi, immissione di energie innovative». Insomma, se qualcuno pensa che sia una minestra riscaldata, Rutelli non ci sta: «Una mia eventuale candidatura non potrebbe essere la ripetizione delle bellissime esperienze tra il '94 e il 2001: cambia il mondo, cambia la società, cambiano i romani. Dobbiamo spalancare le porte al cambiamento». Quell'«eventuale» candidatura è compensata da un assaggio di programma: serve «una stagione di modernizzazione dei servizi a beneficio delle persone, dei più deboli, delle famiglie, del sistema delle imprese». Insiste: «Dobbiamo includere, coinvolgere, far partecipare la città. Renderla una delle città più tecnologiche ed ecologiche del mondo, capitale mondiale della cultura e della creatività, anche educando i bambini, le nuove generazioni e i nuovi cittadini al rispetto, nella sicurezza di ciascuno, del tesoro universale di cui sono e saranno parte integrante». Poi la conclusione: «Intendo ascoltare la mia città, comprendere se vi sono effettivamente le condizioni per accettare la candidatura». È «troppo presto», ovviamente, anche per pensare «a un'eventuale squadra». Eppure la strada sembra in discesa: «Si sente nell'aria che sarà il nuovo sindaco», dicono i suoi fedelissimi. Le antenne selvagge dell'Esquilino potrebbero avere i mesi contati.

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