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Berlusconi vuole sfoltire la Cdl

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Berlusconi e Fini

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Non gli era mai successo. Non gli era mai capitato di trovarsi gli alleati tutti così, ai suoi piedi. In trepidante attesa. Berlusconi può scegliere e un suo cenno può anche decretare la fine di qualche partito. Dopo una giornata di segnali e dichiarazioni che lasciavano intuire l'orientamento, alla fine ha deciso. Il Cav Si presenterà alle elezioni con il partito del Popolo delle Libertà. Forza Italia e Alleanza Nazionale insieme lasciando spazio anche ai piccoli. Ma senza l'Udc. L'opzione di andare alle elezioni da solo un po' «lo suggestionava emotivamente ma lo frenava razionalmente» sintetizza un deputato di Forza Italia solitamente di casa a Palazzo Grazioli. Prima di arrivare alla decisione, il Cav aveva esaminato la possibilità di fare un listone unico, con tutti dentro o di presentarsi con una lista di Forza Italia e una del Popolo delle Libertà o semplificare e presentarne quattro della Cdl. Pochi giorni e la decisione è stata presa. Già nei prossimi giorni arriveranno i primi sondaggi commissionati alle agenzie. Oggi intanto Berlusconi torna in pubblico. Partecipa stamattina a Panorama del giorno condotto da Maurizio Balpietro e, soprattutto, oggi pomeriggio sarà a una manifestazione dei giovani di Forza Italia nel centro di Roma: sarà di fatto una sorta di apertura di campagna elettorale. Una campagna che il centrodestra ormai sa come affrontare. Berlusconi aveva pronunciato una frase che era stata significativa per i suoi collaboratori: «Io nella provocazione di Veltroni non ci casco». Il leader del centrodestra non vuole fare una campagna elettorale a rincorrere Veltroni. Piuttosto si farà rincorrere, come ha sempre fatto in tutte le occasioni da quando è in politica. Ed è fermamente convinto che la vera campagna elettorale si inizia quando cominciano i duelli tv. I faccia a faccia. Sono quelli, e la campagna elettorale 2006 lo ha dimostrato, in cui si può decidere il voto. E se Berlusconi ha deciso, gli alleati cominciano a mordicchiarsi le mani nella preoccupazione di quello che può accadere. Gianfranco Fini, per esempio, parlando ieri alla conferenza programmatica del suo partito del Lazio, s'è mantenuto sul low profile. Ha elencato le parole d'ordine della destra in vista del voto: «Orgoglio nazionale, autorità, gerarchia». Ha evitato attacchi e battute velenose. E ha chiesto: «Spero che la coalizione sia quanto di più semplificato possibile. Come dar corso a questa semplificazione sarà oggetto del confronto con gli alleati». Ancora più imbarazzato Pier Ferdinando Casini in una dichiarazione precedente alla decisione del Cav: «Siamo del tutto indifferenti a queste tentazioni maggioritarie: se ciascuno andrà da solo, andremo da soli anche noi». Poi mette le mani avanti: «Se il centrodestra andrà unito alle prossime elezioni, l'importante è che abbia un programma e una squadra coesa. Un programma di pochi punti - ha concluso Casini - ma chiaro e vincolante per tutti per evitare discussioni successive». In serata Lorenzo Cesa avverte: «Abbiamo il massimo rispetto per le scelte di Fi e An, così come degli altri partiti di opposizione. Se riterranno più opportuno andare da soli alle elezioni, certamente anche l'Udc correrà da sola, rivolgendosi al popolo dei moderati». L'ipotesi di una lista unica An-Fi ora è concreta. F. d. O.

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