È stato un Prodi equilibrista quello che ieri, prima del ...

Insomma un addio, quello del Prodi al crepuscolo, che non è proprio un «addio per sempre». Cade «l'impero Romano», ma davanti ha ancora quattro mesi. E questo governo in attesa di elezioni gode di un ampio assenso, da sinistra e destra. Ci sono decisioni da prendere, dossier aperti, una campagna elettorale che Prodi vuole contribuire a rendere «serena». Un'impresa che non sembra facile. Il centrodestra non vuol sentir parlare ad esempio di «Election day»: accorpare le elezioni amministrative e politiche in un unico turno è invece proprio quanto auspicato dal premier. È un modo per far risparmiare alla macchina statale. «Farò ogni sforzo - assicura Prodi - per minimizzare i costi e l'incomodo per gli elettori. Più votazioni saranno raggruppate e meglio sarà per gli stessi cittadini». Questo non vuol dire che non saranno tenute in considerazione le esigenze delle realtà locali. Un esempio? La Sicilia, che «ha regole diverse dalle altre regioni». La decisione, se arriverà, arriverà comunque solo fra qualche giorno. Ci sono poi altri impegni: Alitalia, ad esempio: la trattativa con Air France sarà portata avanti «fino in fondo», dice il Professore: «Faremo certamente il possibile - aggiunge - perchè questa è un'operazione che nessuno, fino ad ora, ha avuto il coraggio di affrontare, pur essendo necessaria ed indispensabile». Piglio deciso per dare un futuro certo alla compagnia di bandiera, mentre sul giro delle nomine Prodi tira il freno. In ballo c'è l'ampia partita della sostituzione dei vertici delle più grandi aziende italiane. E qui il premier-ex premier appare cauto: serve un accordo molto largo. Lo spirito con il quale il governo procederà è e sara bipartisan: «Cercherò di trovare un accordo con l'opposizione, quantomeno uno scambio approfondito», promette. «È la mia scelta - aggiunge - per fare in modo che il periodo preelettorale sia il più sereno possibile». Inoltre Il premier lascerà l'incarico ad interim di ministro della Giustizia. L'incarico di Guardasigilli sarà affidato al sottosegretario alla Giustizia Luigi Scotti. Prodi aveva assunto ad interim la delega dopo le dimissioni di Clemente Mastella. E un altro tassello è scivolato al suo posto. Così, in qualche modo si arriverà alle elezioni. E Prodi nel dopo-Prodi, come sarà? Ha assicurato che lui lascerà i Palazzi della politica. «Non mi ricandido per le politiche», ha detto. Non è però un addio totale: il Professore è il presidente del Partito democratico, al quale è pronto a dare il proprio sostegno. Anche se lui del Pd sarà soprattutto il «garante» perchè la responsabilità della gestione, non manca di sottolineare, è invece nelle mani di Walter Veltroni. I politici, si sa, tendono a restare attaccati alle poltrone, e questa è una delle vecchie abitudini - secondo Prodi - che bisognerebbe cambiare: «Qualcuno doveva dare l'esempio», dice quindi il premier e così «ho deciso di non ripresentarmi per consentire quel necessario ricambio generazionale».