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Un esecutivo leggero e con tanti volti nuovi

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Ma nella lista dei desideri di veltroni ci sono tre punti fermi. Il primo è costruire un esecutivo ridotto, al massimo di dodici ministri. Il secondo è di «pescare» tra i «papabili» i volti nuovi della politica e, se e quando possibile, evitare una geronto-lista. L'ultimo segnale che Walter vuole lanciare a un elettorato deluso e affranto dalla brutta prova e dal prematuro decesso del governo Prodi è di attenzione al pianeta femminile. Per questo la metà delle poltrone di Palazzo Chigi, in caso di vittoria, andrebbero a donne. E in pole position c'è senza dubbio il capogruppo dei senatori del Pd Anna Finocchiaro. Una delle poche eccezioni al desiderio di voltare pagina e dare agli italiani un team di volti nuovi potrebbe essere Pierluigi Bersani. Per il resto i nomi che circolano nel tam-tam delle indiscrezioni (quasi un gioco di fantasia considerata la distanza dall'ora della verità) sono quello dell'ex commissario europeo Mario Monti, che recentemente il sindaco di Roma ha elogiato in modo sperticato sottolineando la sua coerenza, e il presidente della Confidustria Luca Cordero di Montezemolo, suo amico, che gli potrebbe garantire una buona «copertura» al Settentrione ed è vicino alla scandenza del suo mandato in viale dell'Astronomia. Dal pur prematuro totonomine sono emersi anche i nomi di Enrico Morando, futuro capo del programma del Partito democratico, e dell'ecomomista liberale Michele Salvati. Le «voci» riferiscono pure di Sergio Cofferati possibile ministro dell'Interno. Infine, sempre con l'obiettivo di sfornare un antidoto alondata di antipolitica, Veltroni ha in serbo per le candidature a Camera e Senato un elenco di persone del tutto estranee alla politica. Tra loro ci sarebbero l'architetto Renzo Piano, lo scrittore Sandro Veronesi, autore di «Caosa calmo», l'oncologo Umberto Veronesi, lo sceneggiatore Vincenzo Cerami e il presidente di Legambiente Roberto Della Seta. Non è escluso che alcuni di questi possano poi vedersi chiamare a Palazzo Chigi. Tra le altre novità, un programma semplice e chiaro. Ma soprattutto breve, non più di dieci punti. Tanto per rimarcare ancora una volta di più la distanza dalla fragile e litigiosa coalizione unionista del professore, che aveva presentato un programma di ben 281 pagine.

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