Camere troppo lente, naufraga la legge "anti-burocrazia"
[...]le campane hanno cominciato a suonare «a morto» per il governo Prodi e per la sua eterogenea e rissosa maggioranza (l'ex Unione). Ma è anche il giorno in cui cominciava al Senato, in prima commissione, l'esame del disegno di legge del ministro della Funzione Pubblica Luigi Nicolais sulla semplificazione il funzionamento della Pubblica amministrazione. Una legge antiburocrazia che ora rischia di finire in qualche cassetto. Tanto che lo stesso Nicolais, nei giorni della crisi, si lascia andare a uno sfogo amaro: «La pubblica amministrazione non si può riformare con le direttive, servono le leggi. Inutile illudersi». E la sua sottosegretaria, Betrice Magnolfi, si concede a qualche considerazione più amara: «È un'altra occasione perduta per la Pubblica amministrazione, prigioniera di un "arcano sortilegio" che ne impedisce la sua moderna e ormai improcrastinabile trasformazione». E aggiunge: «Non è vero che non si possa riformarla. Le resistenze al cambiamento s'incontrano sempre, ma è una vera pazzia vanificare gli sforzi fatti in questi 20 mesi». «Tanto ci è voluto - sottolinea indispettita - anche se il ministero l'ha licenziato a luglio 2006 e il Consiglio dei Ministri lo ha approvato a settembre. L'iter alla Camera è stato lungo, estenuante e vischioso, ma alla fine si è riusciti ad avere un'ampia convergenza». La Magnolfi se la prende anche con il sistema parlamentare: «Arriva finalmente in Senato per essere riesaminato, una lentezza ulteriore per il bicameralismo perfetto che attribuisce analoghe prerogative e poteri ai due rami del Parlamento, ma lì si blocca e messo in coda per l'ingorgo normativo della sessione di bilancio». Il provvedimento, denominato «tempi certi ai rapporti burocratici», - a suo dire- avrebbe potuto rivoluzionare la pubblica amministrazione per l'approccio innovativo che avrebbe arrecato. Ma ora «si è arenato, come anche il ddl Capezzone sullo sportello unico (approvato in modo bipartisan) e il Bersani ter - aggiunge la Magnolfi - che agevolava attività produttive e commerciali. Tre disegni strettamente interrelati che avrebbero reso possibile lo slogan "sette giorni per un'impresa". Un salto di qualità, anche culturale per piccole e medie imprese e per lo sviluppo della nostra economia». Tutto rimandato A quando? La sottosegretaria Magnolfi si augura che un nuovo governo non interrompa il processo virtuoso già avviato per la modernizzazione del pubblico. «Sarà di certo difficile - conclude - se si prosegue col bipolarismo coatto e con schieramenti preoccupati solo di prevalere sull'altro e non dei problemi reali dei cittadini. In questo caso le larghe intese erano già state trovate».