Fini mette i paletti: "Non possiamo imbarcare chiunque nel centrodestra"
Il leader di Alleanza nazionale Gianfranco Fini ha intuito il rischio di trasformare la Cdl in una grande ammucchiata di partitini che, sentito odore di vittoria, si sono stretti a Berlusconi, è allora mette un punto. «Se il Pd correrà da solo alle prossime elezioni, un pensierino lo dovremo fare anche noi della Cdl» ha detto manifestando però qualche dubbio sulla possibilità che «Veltroni manterrà fede a quanto detto pochi giorni fa. Voglio vedere come farà in alcune Regioni. Ma se così fosse, e io l'ho già detto a Berlusconi, dovremo farci un pensierino anche noi della Cdl. Non abbiamo bisogno di imbarcare questo o quello sulla nave solo perché ora è vincente». Fini ha lanciato messaggi rassicuranti circa il ritorno dell'idillio con Forza Italia. «In due mesi è cambiato tutto. Il nostro rapporto con Forza Italia a dicembre era ai minimi storici, oggi tutta la Cdl è unita». Il cambiamento, spiega Fini è dovuto al fatto che «oggi non c'è più un governo, perché siamo alla vigilia delle elezioni anticipate e perché l'Italia ha drammatici problemi che non vengono risolti. Il compito di una classe politica è quello di essere realista in primo luogo, di non rinnegare principi e valori, ma di fare delle scelte non in base a personalismi o dei tornaconti sia pur legittimi di parte, ma nell'interesse generale del Paese». Il leader di An mette anche in guardia dal rischio di sottovalutare l'effetto trascinamento di Veltroni. «Le elezioni non saranno una passeggiata. Veltroni non è Prodi, è Crozza. Il sindaco è spregiudicato, kennediano, immaginifico. È Crozza, cioè quello del sì, ma anche. E quindi le elezioni non saranno una passeggiata». Fini ha precisato che «gli italiani questa volta ci daranno fiducia, ma noi non potremo fallire. Servirà quindi un programma basato su 15-20 punti chiari, non un libro dei sogni, sui quali basare la campagna elettorale che dovrà puntare sul porta a porta». Il che significa che la coalizione dovrà presentarsi alle elezioni in modo compatto e dando segnali univoci. Il problema non è vincere le elezioni, «non ho dubbi, le vinceremo. Ma il vero problema comincerà il giorno dopo la vittoria». La ricetta? Fini dice che «bisogna fare tesoro di quello che è accaduto in passato. Non ha senso polemizzare solo per avere un po' di spazio in più sui giornali. Serve unità, da raggiungere però nella condivisione delle strategie. Vicende come quella sull'articolo 18 - ha concluso - non dovranno più verificarsi. Se si dà ascolto alle proteste, non si va più avanti». Quanto al mandato di Marini Fini sostiene che l'unica via possibile è andare al voto subito. «A tutti quelli che dicono che non si può andare al voto senza una nuova legge elettorale - ha spiegato Fini - noi diciamo invece che serve un Governo che governi, per risolvere le questioni che si sono accumulate in questi mesi. Dopo 18 mesi di governo Prodi - ha detto Fini - l'Italia è più povera. Sono più poveri gli operai e gli imprenditori. Serve un Governo attento alle questioni nazionali e internazionali». Fini, dopo aver ricordato che sulla legge elettorale «le diversità sono tante anche dentro le singole coalizioni», ha affermato: «A Marini diremo che non c'è più tempo. Che rinunci e che il Capo dello Stato tragga le conseguenze più logiche». L.D.P.