Bertinotti si candida a premier
Ma un'altra, ben più rilevante sorpresa, vorrebbe farla a tutti gli italiani guidando nelle vesti di candidato premier la coalizione d'estrema sinistra . Lui, il «subcomandante», si schermisce ma poi ammette di essere disponibile. Certo, solo a determinate condizioni. Innanzi tutto, l'unanimità. Un piccolo «pezzo» della quale lo ha già ottenuto sempre ieri con le dichiarazioni di Oliviero Diliberto, rivale di falce e martello, che ha subito dato l'ok a una sua eventuale candidatura. L'ipotesi è emersa durante il programma di Lucia Annunziata In mezz'ora: «Per me, nel futuro , non ci saranno incarichi di direzione politica: non sarò segretario di Rifondazione Comunista, né segretario o presidente della Cosa Rossa - dice Bertinotti - Ma se la sinistra arcobaleno mi chiedesse unanimemente di essere, per i quaranta giorni della campagna elettorale, il candidato alla presidenza del consiglio, naturalmente una candidatura simbolica visto che le nostre forze non ci consentono di puntare a quella carica, per poi rientrare nei ranghi come semplice parlamentare, lo prenderei seriamente in considerazione». Insomma, lo farebbe. Però devono essere tutti d'accordo. «Mi basterebbe un no per non farlo», precisa. E così, mentre oggi il suo «collega» presidente del Senato, con tutta probabilità, dovrà annunciare il fallimento del suo «gravoso incarico», lui delinea le caratteristiche della sua «corsa» a Palazzo Chigi, che potrebbe realizzarsi anche con un ticket maschio-femmina, perchè «tutti i ticket dovrebbero prevedere un uomo e una donna». Il Fausto Cicerone per un giorno propone anche una «carta» deontologica del parlamentare: «Sento il bisogno di una nuova questione morale, da usare non come una clava contro l'avversario - spiega - Sarebbe bene che tutte le forze politiche e tutti i parlamentari proponessero un codice deontologico dei propri comportamenti per la prossima legislatura, in modo che il cittadino sappia quello che il parlamentare può fare e non può fare». L'ipotesi di Bertinotti candidato alla presidenza del Consiglio, anche se si tratta di una candidatura apparentemente virtuale, viene accolta con entusiasmo dal Pdci: «Noi glielo chiediamo ufficialmente - si affretta a far sapere Diliberto - Lui è l'uomo giusto per unire tutte le sensibilità della sinistra». E, per non dare adito all'idea di un ribaltone mentale, puntualizza che non si tratta di una novità: «Già alle europee del 2004 - ricorda il segretario dei Comunisti italiani - auspicai una unità delle sinistre guidata da» lui. E l'amico Franco? Ventiquattro ore dopo le esternazioni di Bertinotti, cioè oggi, dovrà annunciare il suo improbabile successo o gettare la spugna. Il presidente della Camera ribadisce che «la legislatura è chiaramente finita con il voto del Senato» e gramscianamente osserva: «Immagino che Marini faccia appello all'ottimismo della volontà». Fausto non lo dice. Ma è chiaro che lui, sempre gramscianamente, si affida invece al pessimismo della ragione.