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Nel Pd i pasdaran del «no voto» ad ogni costo, tra i quali ...

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«Non sono disponibile a governi "raccogliticci"», fa sapere il ministro dell'Interno. E ora nel Partito Democratico cresce lo scetticismo e la convinzione che ormai le elezioni si avvicinano. In ogni caso, anche se i segnali che arrivano dai contatti informali non lasciano sperare in colpi di scena, si attende ancora con un certa ansia il faccia a faccia di lunedì tra il presidente del Senato e Silvio Berlusconi. «O c'è l'accordo con Forza Italia o non c'è niente», spiega il veltroniano Giorgio Tonini. E così, mentre il ministro degli Esteri Massimo D'Alema sprona a «correggere» la legge elettorale o a fare il referendum «per responsabilità verso il Paese», anche Veltroni torna a battere sullo stesso tasto. «La Cdl - è l'offerta del sindaco di Roma - dice: "Andiamo al voto e poi facciamo la grande coalizione". E perché non la facciamo prima con un governo guidato da Marini per riscrivere le regole del gioco e poi votare?». Offerta che gli azzurri, però, respingono subito al mittente. Ma Veltroni è testardo e rilancia: «La politica è fatta di coraggio e noi faremo una scelta coraggiosa: noi andremo come Pd e rinnovo l'appello a fare altrettanto. Altrimenti il confronto sarà tra un programma e 18 partiti nel centrodestra». Ma il segretario del Pd non è il solo ad esercitare un pressing sul Cavaliere. Anche Franco Marini, prima di continuare le consultazioni a palazzo Giustiniani, lancia un appello a Forza Italia: «Ho la convinzione che un grande partito che rappresenta la società come FI, è una mia convinzione personale non riscontrata con fatti, non è che possa trascurare il fatto eccezionale della totalità di orientamenti anche diversi. Le forze sociali spingono in questa direzione». Secondo Marini il suo compito resta difficile «ma - spiega - un piccolo margine c'è ancora. Vedremo lunedì. Mio dovere è verificare fino in fondo». E anche il ministro dimissionario per le Riforme Vannino Chiti non ritiene «impossibile» il compito di Marini. «Se funziona il filo fra Marini e Gianni Letta - commenta - sarebbe molto, molto importante». Chi, invece, mantiene un certo scetticismo è Francesco Rutelli che è convinto che sia «molto difficile» per Marini arrivare ad un risultato. E mentre i big aspettano con ansia lunedì, da Palazzo Giustiniani arrivano segnali poco confortanti. Pier Ferdinando Casini dichiara di non essere «disponibile in alcuna forma» a sostenere un Governo con forze di centrosinistra, ma conferma il consenso dell'Udc per una legge elettorale sul modello tedesco. Mentre Oliviero Diliberto (Pdci), specularmente a Casini, si dichiara contrario ad un Governo che fosse sostenuto «anche da pezzi di destra». La strada è ancora in salita.

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