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Missione impossibile

Marini e Napolitano

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E chi lo conosce bene sostiene che se il presidente del Senato ha accettato la sfida lo ha fatto perché sa di avere almeno qualche carta in mano da poter giocare. Cioè qualche margine di trattativa con alcuni senatori. I nomi attorno ai quali si ruota sono sempre gli stessi, Mastella e l'Udeur, Dini e i due esponenti dei Liberaldemocratici, Domenico Fisichella. Ma gli occhi sono puntati anche su quello che potrebbero fare singoli esponenti dell'Udc, i cui voti consentirebbero a Marini di riuscire a formare comunque un governo. Il primo «sospettato» ieri è stato Mario Baccini, senatore centrista, ormai fuori dall'Udc. Ma dall'entourage del senatore in tardo pomeriggio spiegano che non ci sarà alcun appoggio a Marini, visto che già due giorni fa Baccini ha spiegato di non essere disponibile a entrare in governi eletti solo per pochi voti. L'altra mossa a sorpresa potrebbe essere quella di offrire la presidenza del Senato a Rocco Buttiglione, togliendo così un voto al centrodestra. Anche questa però ipotesi difficile da realizzare perché il presidente dell'Udc ieri è stato insieme a Pier Ferdinando Casini e a Lorenzo Cesa da Berlusconi e alla fine del colloquio ha ribadito che il partito non sosterrà Marini. E a complicare ancora di più le cose ci ha pensato il segretario del Pdci Oliviero Diliberto che ha spiegato che mai e poi mai entrerà in un esecutivo che accoglie anche spezzoni del centrodestra. Ma con il passare delle ore ieri si sono sfilati uno dopo l'altro anche i senatori che potevano essere più sensibili alle sirene dell'ex sindacalista. Il primo è stato Lamberto Dini: «Apprezzo il senso di responsabilità del presidente Marini che ha accettato questa esplorazione per vedere se si può trovare un accordo su un preciso progetto di legge elettorale. Gli faccio molti auguri ma credo che questo non sarà possibile». Poi è arrivato anche il «no» di Domenico Fisichella: «L'ho detto alle 14, poi alle 14,30, poi alle 15 e lo ripeto adesso alle 20: alle elezioni subito. Non ci sono le condizioni perché questo Parlamento possa andare avanti». L'unica apertura è quella di Clemente Mastella che si tiene aperta qualsiasi strada: «Ascolteremo quello che ci dice il presidente del Senato — annuncia — e poi diremo la nostra». Il presidente del Senato non è comunque uomo da darsi per vinto facilmente. «La prima cosa che farà sarà di provare a convincere Berlusconi — racconta Mauro Cutrufo, senatore della Dc per le autonomie che proprio martedì ha parlato con Marini — anche se sa che è un'impresa disperata». E allora? Marini di sicuro ci proverà anche a costo di fare un governo con una maggioranza esigua al Senato. Con l'obiettivo di andare al di là di un semplice governo per le riforme e traghettare il centrosinistra fino alle elezioni nel 2009. Per far dimenticare l'esperienza Prodi e dare una chance in più di vittoria a Walter Veltroni.

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