Riparte il solito assalto a Berlusconi
Così, mentre Walter Veltroni lo incalza sul terreno della politica invitando Forza Italia a correre da sola se è così certa della vittoria, anche informazione e magistrati si scatenano. La giornata si apre con la decisione del presidente del tribunale di Milano Livia Pomodoro di respingere la richiesta, avanzata dalla difesa del Cavaliere, di unire il processo sulla compravendita dei diritti tv e cinematografici Mediaset con quello relativo alla presunta corruzione dell'avvocato inglese David Mills. Una scelta che scatena gli avvocati del leader azzurro. Per Niccolò Ghedini non ci sono dubbi: «La procura ha interesse a fare due processi e a tenere Berlusconi sotto processo in due sedi diverse, ma non è così che dovrebbe funzionare la giustizia in Italia». Ancora più netto Gaetano Pecorella. «Silvio Berlusconi - spiega - rischia una condanna a sei anni di carcere in primo grado nel processo Mills. Certamente il segno è nella volontà di definire rapidamente il processo Mills, perché escludendo la riunione di due procedimenti, il giudice potrà concluderlo più o meno in coincidenza con le eventuali elezioni anticipate». «Si realizzano così due obiettivi, entrambi tali da tenere il presidente Berlusconi sotto la gogna per tempi indeterminati - osserva l'avvocato dell'ex premier - ma nello stesso tempo di poter concludere rapidamente un processo e quindi bollarlo in tempi nei quali meglio sarebbe se la giustizia aspettasse e soprassedesse finché non si è conclusa questa fase politica molto difficile». Per il coordinatore nazionale di Forza Italia Sandro Bondi, invece, «il pubblico ministero, per mantenere in vita processi finiti da tempo e dei quali il presidente Berlusconi avrebbe dovuto essere dichiarato estraneo, ha ricorso a incredibili metodiche processuali operando contestazioni suppletive a catena». Insomma la situazione comincia a diventare scottante. Ci pensa il Tg3 a gettare un po' di benzina sul fuoco quando, nell'edizione delle 12, lascia intravedere un parallelismo tra le parole di domenica del Cavaliere («Se non otteniamo il voto credo che milioni di persone andranno a Roma per chiederlo») e una riedizione della marcia su Roma. Immediato l'attacco del capogruppo azzurro in Vigilanza Rai Giorgio Lainati: «Il Tg3, attraverso la sua giornalista da Montecitorio, ha commesso una grave scorrettezza. Ha parlato apertamente della volontà di Berlusconi "di far marciare milioni di persone su Roma". Dopo 14 anni la sinistra militante della Rai e di tutti i giornali d'Italia si scatena nell'operazione di mistificazione e di stravolgimento della verità. Scendono tutti in campo a difesa di una sinistra che aveva promesso mari e monti e che ha lasciato solo ceneri e macerie». E mentre il Cavaliere ha il suo bel da fare con magistrati e giornalisti i suoi alleati devono fare i conti con l'ennesima lettera di minacce. Una busta con un proiettile calibro 38 e insulti è stata recapitata al quotidiano La Padania. Nel mirino il leader del Carroccio Umberto Bossi, il vicepresidente leghista del Senato Roberto Calderoli, il numero uno di An Gianfranco Fini, il deputato Maurizio Gasparri, l'ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini e il presidente dell'Udc Rocco Buttiglione. Dello stesso tenore un'altra lettera recapitata al leader de La Destra Francesco Storace. Due settimane fa lo stesso trattamento era stato riservato a Silvio Berlusconi e a suo fratello Paolo.