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E Casini si piega alla linea del Cav

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Ufficialmente non del tutto, lasciando in vita ancora una piccolissima possibilità a un esecutivo istituzionale «di pacificazione tra gente responsabile di centrodestra e centrosinistra». Come a dire se ci sta Berlusconi bene, altrimenti noi non ci prestiamo a sostenere da soli un governo fatto tutto con partiti di centrosinistra. Nei giorni scorsi era stato proprio Walter Veltroni a cercare Pier Ferdinando Casini tentando di convincerlo a fare da sponda con il leader di Forza Italia. Nel disperato tentativo di portarlo sulla strada del dialogo con il Pd e provare formare un esecutivo il cui unico scopo era quello di fare la riforma elettorale. Ma la risposta di Casini è stata assai poco rassicurante: Berlusconi, ha spiegato il leader dell'Udc, è sempre più convinto di andare da solo al voto e ci sono pochissimi spazi di manovra. Ieri, dopo essere stato ricevuto da Giorgio Napolitano, insieme ai capigruppo alla Camera e al Senato e al presidente del partito Rocco Buttiglione, Casini ha fatto capire che ormai la strada delle elezioni anticipate è quasi inevitabile. «Un Paese in ginocchio — ha spiegato finita la consultazione — ha bisogno di un governo di pacificazione tra la gente più responsabile di centrodestra e di centrosinistra. Se non è possibile, elezioni subito». Casini, del resto, in un'intervista pubblicata ieri sul «Corriere Adriatico» ha ammesso di non sentirsela di scommettere su un governo di armistizio: «Finché la posizione di Berlusconi resta così granitica è molto difficile arrivare ad un governo di tregua. D'altronde non si può pensare che l'Udc possa sorreggere un governo di questo tipo senza il coinvolgimento degli altri partiti del centrodestra, perché questo trasformerebbe un "governo di armistizio" in un governo del centrosinistra con l'aiuto del nostro partito. È inconcepibile». Poco probabile per Casini l'ipotesi di un governo guidato da Gianni Letta (anche se «sarebbe una garanzia per tutti, anche per Berlusconi»), mentre a suo avviso non è assurdo tornare a votare con la legge elettorale attuale. Anche se andrebbe fatta subito una «piccola modifica». Vanno introdotte le preferenze, «che restituiscono ai cittadini la libertà di scegliere i propri rappresentanti. E questo aggiustamento lo può fare anche il governo in carica». Un passaggio, quello sulle preferenze, che segue la proposta partita dai due parlamentari dell'Udc Mario Baccini e Bruno Tabacci di lanciare una raccolta di firma proprio per reintrodurre il sistema delle preferenze. Intanto però, con la dichiarazione di ieri fatta dopo l'incontro con Napolitano, Casini si è avvicinato a Berlusconi e alla sua linea di andare il prima possibile a elezioni. Senza passare da un governo per le riforme. Ma su questa decisione probabilmente non tutto il partito lo seguirà. Una parte dei centristi — principalmente la coppia Baccini-Tabacci — non ci sta a entrare nella Cdl con il Cavaliere. Anzi, sono pronti partire con un nuovo partito di centro con Antonio Di Pietro e con Savino Pezzotta. Quella famosa «Cosa Bianca» che ieri l'ex leader della Cisl ha proposto di chiamare «Rosa bianca». Candidando anche un proprio esponente per palazzo Chigi. Così Pier Ferdinando Casini ora si trova in un momento di estrema indecisione. Se deciderà di non aderire al movimento di Pezzotta e non traghettare tutta l'Udc dentro il nuovo centro dovrà probabilmente convocare una nuova assemblea nazionale del partito. Ad aprile, infatti, nell'ultimo congresso, la scelta ere stata quella di seguire una strada ben distinta da Forza Italia, pur rimanendo nel centrodestra. Distinti perché, aveva spiegato, altrimenti l'Udc correva il rischio di scomparire, appiattendosi su FI. Ora, la tentazione di Pier è di cambiare di nuovo.

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