Giovedì, mentre Romano Prodi si sottoponeva per «senso di ...
Arrivato in Aula al termine della replica del Professore, il vicepremier gli ha stretto la mano, si è accomodato in piedi dietro i banchi del governo, poi si è seduto per qualche minuto, ha salutato i senatori amici e si è dileguato. Venerdì, quando il segretario del Pd ha riunito nel loft i big del partito, D'Alema è stato tra i primi ad andarsene («dovevo affrontare la questione urgente del Kosovo» ha spiegato). Insomma, l'ormai ex ministro degli Esteri, è sembrato poco coinvolto dalla triste sorte del suo governo. Fatto sta che, ieri, finalmente, il «D'Alema pensiero» è diventato di dominio pubblico. L'occasione l'ha offerta il decennale della fondazione Italianieuropei di cui è presidente. Doveva essere una grande festa con una lunga lista di interventi alla fine, la crisi del governo, l'ha trasformata in una celebrazione familiare. Romano Prodi ha preferito starsene a casa a Bologna, Walter Veltroni ha optato per l'assemblea dei liberal del Pd al teatro Ambra Jovinelli. Così, sul palco dell'Auditorium del Massimo è andato in scena il D'Alema show. Con Giuliano Amato (presidente del comitato scientifico della Fondazione) e Alfredo Reichlin (vicepresidente) a fare da spalle. Dopotutto, oggi più che mai, per l'ex vicepremier è l'ora della rivincita. Lui che da presidente del Consiglio lanciò la stagione della bicamerale, oggi guarda soddisfatto a coloro che si affannano per costruire il dialogo tra i poli. Anche se non si fa illusioni sul futuro. «Non sarà facile - spiega - e probabilmente ci vorrà del tempo per ricostruire un progetto di governo per la sinistra democratica in questo Paese». In ogni caso, avverte, si dovesse andare alle elezioni, «il Pd è pronto». «Noi - insiste - non siamo mossi da preoccupazione per il voto». Del resto, ironizza, «torneremo a fare quello che abbiamo fatto per una vita...stare all'opposizione». Fatto sta che, almeno per ora, la priorità di D'Alema e di tutto il Pd resta quella di scongiurare le elezioni. «C'è il rischio di un'eclisse per l'Italia», scandisce, trascinare il Paese «in una resa dei conti elettorale» è da irresponsabili e, «chi lo progetta, lo fa per calcolo di parte non nell'interesse nazionale e dimostra quindi di non avere senso di responsabilità». «Oggi siamo alla vigilia di un possibile fracasso - insiste -, che non può che peggiorare le cose se non vi è il senso di responsabilità di una classe dirigente che deve, anziché precipitarsi in uno scontro privo di senso, procedere alle riforme necessarie per ridare forza alla nostra democrazia: ora serve un governo per salvare il Paese». Che tradotto in concreto significa: riforma elettorale sulla base della bozza Bianco, modifiche alla Costituzione e ai regolamenti parlamentari. Quindi D'Alema si rivolge direttamente al Cavaliere: «Vorrei dire a Berlusconi, che è giustamente attento alla popolarità, che un governo di responsabilità nazionale sarebbe un governo popolarissimo, che restituirebbe credibilità alla politica. Chissà quante volte Berlusconi si sarà mangiato le mani, quando era al governo, per non essere andato fino in fondo con la Bicamerale». Poi, sempre in ottica elettorale, D'Alema si concede il lusso di incensare il suo ex nemico Veltroni. Se arriveranno elezioni anticipate occorre accelerare il processo di costruzione del Pd e a dare, «oggi più che mai, fiducia e pienezza di mandato a Walter Veltroni». Un mandato per fare del Partito democratico «la grande novità» se si andrà alle urne.