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FI conta già i senatori

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Così l'appello di D'Alema a Berlusconi a accordarsi su un governo di unità nazionale cade nel vuoto. È lo stesso leader azzurro, uscendo a notte fonda dall'abitazione della madre, a «sbattere» la porta in faccia all'ex vicepremier. «Credo - replica ai giornalisti che lo interrogano - che l'Italia abbia bisogno non di un governo di unità nazionale ma di un governo che operi immediatamente, legittimato dal voto degli italiani. Una crisi così profonda e le condizioni del Paese che tutti vediamo oggi non possono che portare a una cura rivitalizzante che solo un governo che abbia la legittimità vera, determinata dal voto degli italiani, può fare. Inoltre non credo che ciò che non è stato possibile fare in due anni sia possibile realizzarlo in due mesi: ritoccare la legge elettorale è una perdita di tempo». Insomma dalle parti di Forza Italia non c'è nessuna intenzione di tendere la mano al Pd. Tanto alcuni senatori azzurri già fanno i conti del possibile vantaggio. Gli ultimi sondaggi danno un risultato del 33-34% il che significa circa 20 senatori di vantaggio. Tanto basta per rispedire al mittente ogni apertura sulla riforma elettorale, «perché - spiegano - avremo una maggioranza schiacciante tale da garantire la governabilità». In ogni caso c'è chi mette in guardia il centrodestra da possibili colpi di mano dell'ultima ora da parte di Prodi. Il che significa una sventagliata di nomine nello scorcio di legislatura prima delle elezioni «per continuare di fatto a governare anche se non da Palazzo Chigi». «Prodi sappia che ogni suo provvedimento successivo alle dimissioni - tuona il presidente dei senatori di Forza Italia Renato Schifani - deve essere rigorosamente improntato alla ordinaria amministrazione e soltanto ciò che è urgente e indispensabile può essergli consentito». Questo vuol dire che «non deve considerare bottino da spartire le risorse finanziarie e le nomine negli enti. Ed è quanto è invece accaduto giovedì, sia con il Cipe che con una pioggia di nomine, dall'Aci alla Corte dei conti, dall'Agenzia delle dogane al Commissariato per le emergenze zootecniche, all'Ivalsi». Il senatore Lucio Malan prospetta una campagna elettorale «facilissima perché tanto gran parte del lavoro l'ha fatto Prodi con il suo governo». Spiega la differenza con i passati due appuntamenti elettorali. «Nel 2001 dovevamo consolidare la rimonta e nel 2006 eravamo sotto attacco e dovevamo respingere le critiche della sinistra. Ora sarà tutto in discesa anche se non dobbiamo fare passi falsi». Anche gli organizzatori delle passate campagne elettorali assicurano che la macchina del voto è pronta a partire e che questa volta ci sono margini per nuovi innesti. «Non c'è un problema di collegi ma ci sono le liste regionali» spiega Malan. C'è chi come Giuseppe Pisanu guarda oltre il voto e rispolvera il progetto del partito unico. «Nella situazione attuale, dobbiamo andare avanti con Forza Italia. Dopo le elezioni le condizioni per fare il partito unico dei moderati saranno molto favorevoli». A giudizio di Pisanu «il Partito democratico non è competitivo sul terreno elettorale con Forza Italia», anche perché «esce sconquassato dalla crisi di governo».

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