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Walter terrorizzato dal ritorno alle urne

Walter Veltroni

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Per loro sarebbe un guaio andare alle urne adesso: il Partito democratico e il suo segretario sono condiderati (da Prodi, dalla sinistra radicale e da molti italiani) «colpevoli» di aver fatto cadere il governo, di aver sparato il colpo di grazia al traballante Professore. «Ora occorre evitare elezioni anticipate che precipiterebbero il Paese in una situazione di crisi drammatica», si è affrettato a dichiarare ieri Walter dopo il crollo dell'esecutivo. «È il tempo della responsabilità. Ognuno deve decidere se vuole fornire agli italiani la prospettiva dell'instabilità oppure quella di contribuire a una nuova legge elettorale, che dia governabilità con un nuovo assetto istituzionale», ha aggiunto il leader del Pd, che ha fatto un giro di telefonate con i dirigenti del partito per convocare una riunione che si terrà oggi. A fargli eco sono il capogruppo del partito a Palazzo Madama, l'ex segretario dei Ds e il deputato Giuseppe Caldarola. «Sarebbe un grave danno tornare a votare con questa legge elettorale - sottolinea Anna Finocchiaro - Siccome in questi 20 mesi si è aperto comunque uno spazio sulle riforme costituzionali, con testi ora all'esame delle commissioni competenti, e c'è concordia assoluta per quanto riguarda la modifica dei regolamenti parlamentari - ragiona la presidente dei senatori democratici - trovo che questo sia un frutto prezioso per l'Italia e sarebbe un grave errore tornare a votare con questa legge elettorale». Peppino Caldarola si affida «alla buona volontà delle forze politiche» e spiega che «serve un governo di tregua e di riforme per andare al voto fra sette o otto mesi». Quindi propone: «Rimandiamo il confronto elettorale per questo lasso di tempo e proviamo a far la legge elettorale. Sarebbe l'ideale per tutti, poi bisogna vedere se le altre forze politiche ci stanno». Piero Fassino è più esplicito sui rischi elettorali della nuova formazione democratica: «La possibilità di andare da soli alle elezioni, come Veltroni ha detto di voler fare con il Pd, è una scelta non indipendente dalla legge elettorale che c'è, perchè lo scenario condiziona le scelte», precisa. L'ex leader della Quercia, poi, osserva che «mantenere questa legge elettorale, rende più difficile la scelta coraggiosa del Pd di andare da soli con un proprio programma, perchè da soli si rischia di più che con il caravan serraglio al seguito. È per questo allora - conclude Fassino - che vi chiediamo di fare un'altra legge». Per evitare la prospettiva del ritorno immediato alle urne e tentare un governo istituzionale, il Pd avrebbe già sondato nei giorni scorsi maggioranza ed opposizione. «Rifondazione ci sta - spiega un dirigente del Pd - e anche Casini, che però si dice disponibile solo se c'è anche Berlusconi che, dal suo canto, non è disposto a concedere altro che due-tre mesi per ritocchi alla legge elettorale, e poi il voto a giugno».

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