Prodi contro tutti, non molla la poltrona
I maggiorenti del Pd e il Capo dello Stato (che lo ha chiamato al Colle ieri mattina) gli hanno consigliato di non tentare la sorte al Senato ma lui, testardo, vuole andare fino in fondo. Vuole guardare in faccia, uno per uno, quelli che lo «tradiranno». Intanto il Professore può godersi la fiducia (scontata) di Montecitorio: 326 sì contro 275 no e una sorpresa. La decisione, da parte del gruppo dell'Udeur, di astenersi. Insomma alla Camera la «pugnalata» non è arrivata. Tanto che a Palazzo Chigi ora ci si domanda se arriverà o meno al Senato. Certo, i numeri sono quelli che sono, ma Romano Prodi ci vuole provare e, per questo, ha chiesto a Napolitano di poter avere un po' di tempo per decidere sulle sue eventuali dimissioni. Dimissioni che potrebbero spingere il Capo dello Stato a concedergli un «reincarico» per verificare la possibilità di costruire un governo di transizione, snello (si parla di massimo 12 ministri), che possa realizzare quelle riforme a cui Napolitano tiene tanto (a partire da quella della legge elettorale). All'interno del centrosinistra si vocifera che il premier potrebbe recarsi al Quirinale stamattina intorno all'ora di pranzo senza passare da Palazzo Madama, ma una cosa è certa, è combattuto. Anche perché sa che difficilmente riuscirà a costruire un nuovo governo. Forza Italia, ma anche parte del Pd, lo considera ormai un ostacolo da superare. Così il Professore sta pensando di farsi da parte, ma non prima di aver smontato i piani di chi sta lavorando alle sue spalle. Una sfiducia da parte del Senato, infatti, potrebbe rendere più difficile la strada di un esecutivo per le riforme e condurre il Paese alle urne. Insomma il premier è più che tentato dalla prova del fuoco anche se lungo questa strada è ormai da solo. Una solitudine che Prodi sta vivendo circondato dai suoi più stretti collaboratori e amici. Ieri, ad esempio, il premier si è presentato a Montecitorio accompagnato dal portavoce Silvio Sircana e da Angelo Rovati. Al suo fianco, in Aula, il ministro della Difesa Arturo Parisi. Ma anche loro guardano con preoccupazione al Senato tanto che Rovati, sdraiato su un divanetto del Transatlantico, spiega: «Non lo dico perché sono suo amico ma dove lo trovano un altro come Romano?» Insomma anche nel clan prodiano non c'è voglia di resa ma forse, si spesa più in reincarico che in un voto di fiducia a Palazzo Madama. In ogni caso Prodi guarda con una certa serenità ai prossimi passaggi. Ieri sera ha cenato con il presidente del Senato Franco Marini e con il governatore abruzzese Ottaviano del Turco (una cena per parlare delo sviluppo della Regione). E proprio Marini, a fine serata, conversando con i giornalisti, ha raccontato: «Prodi mi ha detto che ha intenzione di venire in Senato, ma si è riservato di decidere domani (oggi ndr)». Chissà se la notte porterà consiglio.