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Dario Caselli Mettere mano ...

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Un invito rivolto ieri ai parlamentari riuniti in seduta comune per dare l'avvio alle celebrazioni per i sessantanni dal varo della Carta Costituzione. Un presidente della Repubblica che però anche nella solennità del momento non ha tralasciato nel suo discorso i riferimenti all'attualità ed in particolare alla grave crisi politica che in questo momento il Paese sta attraversando. Anzi egli stesso all'inizio del suo intervento ammette che «conoscendo i motivi di inquietudine e sfiducia che serpeggiano tra i cittadini è confortante poter guardare tutti, senza spirito di parte a un grande quadro di riferimento unitario che è quello che l'Italia si diede con la Costituzione del 1948». Costituzione che lo stesso presidente della Repubblica considera elemento unificante e «patrimonio comune» al punto che «nessuna delle forze oggi in campo può rivendicarne in esclusiva l'eredità, nè farsene strumento nei confronti di altre. Possono solo tutte insieme richiamarsi ai valori e alle regole della Costituzione, e insieme affrontare anche i problemi di ogni sua specifica, possibile revisione». Ma è sulla riforma del dettato costituzionale che Napolitano concentra il suo intervento precisando che la Carta «non è intoccabile» e di non avere dubbi che «restino e si manifestino squilibri, distorsioni, fattori di confusione e di tensione su diversi piani». Situazione alla quale si può porre «riparo solo intervenendo su alcune disposizioni della seconda parte della Costituzione». Un esplicito riferimento alla modifica di alcuni meccanismi costituzionali salvaguardando la parte dei principi e dei valori. Il tutto però senza prescindere da «un realistico confronto fra le forze politiche» e mettendo da parte «calcoli contingenti». L'invito, quindi, a che le forze politiche operino in sintonia. Altro passaggio importante il richiamo al rispetto delle leggi e delle regole iscritte nella stessa Carta costituzionale, «ai principi che vanno quotidianamente rivissuti e concretamente riaffermati e, ben più di quanto accada oggi, vanno coltivati i suoi valori anche e innanzitutto morali». Un rispetto che diventa un richiamo per il Capo dello Stato per i «troppi casi di non osservanza delle leggi e delle regole», «di scarso senso del limite nei rapporti fra le istituzioni, di indebolimento dello spirito civico e, in ciascuno, del senso delle proprie responsabilità». Un grido di preoccupazione che diviene «allarme per ogni smarrimento di valori essenziali come quello della tolleranza e della libertà di confronto tra diverse posizioni di pensiero e ideali». Parole che sembrano suonare come un implicito richiamo a quanto accaduto ultimamente all'Università La Sapienza. Dal mondo politico unanime e positive reazioni con il segretario del Pd, Walter Veltroni che parla di «uno splendido discorso con un invito all'innovazione istituzionale e al dialogo». Mentre Berlusconi ha lodato l'intervento del presidente giudicandolo «alto e nobile».

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