Cdl grida allo scandolo I siciliani si smarcano
Cammino, però, che potrebbe riservare qualche sorpresa. Un fattore che il leader di An, Gianfranco Fini, ha intuito e che soprattutto non intende sottovalutare. Il «pericolo» è che qualche senatore del centrodestra possa decidere all'ultimo di sostenere Prodi e il suo governo. Per questo motivo ieri, nel discorso alla Camera in cui ha negato la fiducia all'esecutivo, Fini è tornato a parlare di questione morale. Lo ha fatto su due fronti: sia accusando Romano Prodi di manovre per «acquistare» il voto favorevole di qualche determinante senatore, sia chiedendo a maggioranza e opposizione di fare «passi indietro» dal sistema delle nomine. «Di fronte a un cedimento strutturale della coalizione - ha detto il leader di An - che senso ha l'accanimento terapeutico? Che senso ha confidare nella roulette del Senato, in una remota possibilità. Magari dando anche corso a un mercato poco nobile. Perché se concussione, secondo qualche magistrato di Santa Maria Capua Vetere, è auspicare da parte di un politico una nomina, che cosa sta accadendo, signor presidente del Consiglio, e mi guardi, con l'ignobile mercato che ha aperto a palazzo Chigi, nella speranza di acquistare un senatore?». Per Fini, infatti, la questione morale torna a incombere «perché la democrazia sta degenerando ancora in partitocrazia» e per questo occorre essere consapevoli che gli italiani «chiedono ai partiti di fare un passo indietro rispetto alle nomine nelle Asl, nei consorzi, nelle comunità montane. Vale per la sinistra, per il centro e per la destra». La possibilità che le prossime ore possano «ispirare» cambiamenti di voto in alcuni senatori preoccupa anche il leader dell'Udc. Casini, infatti, intervenuto alla trasmissione Porta a Porta, ha dichiarato che «se qualcuno dei miei domani (oggi, ndr) si ammala, non sarà ricandidato». I dubbi del centrodestra sulla carta risulterebbero infondati. A Prodi mancano quattro voti per costruire una nuova equazione matematica che gli permetta di far quadrare in Senato i conti ottenendo così la fiducia. È una missione impossibile. Ma in politica tutto è possibile. E questa opportunità arriverebbe dalla Sicilia, o meglio dai siciliani. Il primo che potrebbe cambiare «improvvisamente» idea è il senatore dell'Udeur Nuccio Cusumano. Sembrerebbe, infatti, che a Filippo Bellanca (capogruppo Udeur al consiglio comunale di Sciacca, nonchè uomo vicino a Cusumano) sia stato offerto un contratto con l'Agecontrol, agenzia pubblica che effettua controlli di qualità sui prodotti ortofrutticoli, dal ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali. L'autore di questa offerta sarebbe il ministro Paolo De Castro, fedelissimo di Prodi. Un gesto che ha fatto scattare le reazioni di Gasparri, pronto a presentare un'interrogazione parlamentare per fare luce su questa vicenda. Ma a tendere una mano a Prodi potrebbero anche essere i due senatori del Movimento per l'Autonomia (Mpa), Giovanni Pistorio e Giuseppe Saro. Gli esponenti del movimento del catanese Raffaele Lombardo hanno dichiarato di «non poter assicurare a Prodi un voto positivo», ma nelle ultime ore sembra che qualcosa possa cambiare. A portare gli autonomisti siciliani al fianco del premier potrebbero essere «sperimentazioni trasversali», cioè concessioni della maggioranza su questioni che riguardano in prima persona la politica del movimento: accise, ponte sullo stretto e la questione del petrolchimico di Priolo. Già due anni fa i politici siciliani tennero sotto scatto, durante l'approvazione della Finanziaria 2006, il governo. Allora la loro «proposta» non venne accettata, oggi potrebbe succedere il contrario.