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Bce non taglia i tassi Ma il pressing è forte

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Si sono fermati in attesa almeno di una buona notizia dopo quelle disastrose del crollo dei mercati azionari arrivate lunedì scorso e continuate per tutta la giornata di ieri. Una vana attesa. Dalle stanze della Eurotower non si è levato nessun segnale che potesse preludere a un cambio di rotta in tema di tassi d'interessa da parte del presidente, Jean Claude Trichet. Solo un «no comment» da parte di un portavoce. E la conferma dell'ossessione per la lotta all'inflazione. La vera bestia da battere per gli economisti della banca. Un membro dell'Esecutivo Bce, Jurgen Stark ha detto al settimanale Die Zeit: Eurotower «è molto preoccupata e allarmata per l'inflazione. La nostra principale preoccupazione è il tasso d'inflazione al 3,1%». Insomma non vi aspettat tagli e politiche espansive. Eppure qualcosa nelle aspettative degli analisti è cambiato. Solo agli inizi del 2008 la maggior parte delle previsioni deponeva a favore di una sostanziale stabilità. Anzi da Francoforte venivano sempre più consistenti segnali di un possibile rialzo nel corso del 2008. Da ieri invece economisti e mercati hanno cominciato a dare credito all'ipotesi di un taglio del costo del denaro in tutta la zona di Eurolandia. Una mossa che Trichet sarebbe quasi costretto a fare. Per due motivi. Il primo: evitare un ulteriore rafforzamento dell'euro (che ieri è tornato sopra quota 1,46 nei confronti del dollaro). Il secondo: attenuare l'impatto della recessione, se tale alle fine si rivelerà, degli Stati Uniti. Così, sempre secondo gli analisti, dall'attuale 4% i tassi potrebbero essere limati di almeno 50 punti base entro la fine dell'anno. I debitori e le imprese aspettano con ansia una decisione del genere. Anche se non tutti sono d'accordo con questo scnario. L'ad di Unicredit, Alessandro Profumo, ha detto di attendersi «nella seconda parte dell'anno una posizione monetaria più forte da parte della Bce». I debitori attendono clemenza.

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