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Prodi chiede la fiducia: "Ognuno si assuma le proprie responsabilità"

Romano Prodi

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«L'impegno con gli elettori era di durare cinque anni», scandisce, e chi vuole staccare la spina al governo lo dovrà fare assumendosene la responsabilità nelle aule parlamentari, con un voto palese. Mettendoci la faccia. Il Professore pensa di farcela anche questa volta. Almeno questo è il messaggio che vuole inviare. Lo ribadisce prima di arrivare a Montecitorio, lo fa intuire in più di un passaggio durante l'intervento di mezz'ora in Aula alla Camera, lo ripete lasciando il Parlamento. L'ultimo strappo dell'Udeur ha mandato all'aria i programmi. Il premier, avrebbe dovuto fare un intervento sullo stato della Giustizia. Ora il discorso, quattro cartelle in tutto, è diviso a metà. La prima parte non sfugge comunque all'attualità dell«affairè Mastella. Il premier inizia a parlare in un Aula che sembra fredda, e che cammin facendo si scalderà dividendosi tra applausi e proteste: l'ex Guardasigilli non è mai - sottolinea Prodi - stato lasciato solo. La voce del premier è però bassa, quasi rotta. Le facce dei vicepremier scure. Poi arriva l'apprezzamento e la difesa dell'operato di Mastella ministro: a lui "è dovuto sincero apprezzamento", così come è condivisa - afferma il presidente del Consiglio - la relazione sullo stato della Giustizia. Una relazione che »riflette le luci e le ombre della giustizia italiana nella difficile fase storica che stiamo vivendo« e che rappresenta la posizione dell'intero governo. E qui arriva il passaggio dedicato ai delicatissimi rapporti tra politica e magistratura. Alla politica, e quindi ai politici, dice Prodi, spetta prendere delle decisioni senza che questo voglia dire »ambire a una sorta di irresponsabilita«. I magistrati, a loro volta, devono »mantenersi nell'ambito della legittimazione assegnategli dalla Costituzione e dalle norme costituzionali«. La Carta sulla quale posa la Repubblica Italiana verrà più volte, d'altro canto, richiamata dal presidente del Consiglio. Ma Romano Prodi non vuole parlare solo di Mastella e della giustizia. Il Professore si rivolge ai deputati e, ai senatori, e li inchioda alle loro responsabilità. "Siete voi - afferma fra gli applausi e con un tono di voce che riprende quota - che dovrete decidere e assumere limpidamente e pubblicamente le responsabilità per cui siete stati eletti. È nel Parlamento e solo nel Parlamento che si può decidere la sorte del governo". Dire no alla fiducia certo si può. Ma è dire no - scommette Prodi - a un governo che ha fatto molto e che farà di più. A partire dalle politiche fiscali a favore dei redditi più bassi. Parole che non cadono nel vuoto. Anzi vengono accolte da applausi scroscianti tra le file della maggioranza. Successi in economia, ma anche in politica estera. E qui però il centrodestra sbotta e protesta, fino a costringere il presidente della Camera Fausto Bertinotti a intervenire per riportare la calma. Prodi, che è sempre più determinato, riprende il filo del discorso. Questo governo ha combattuto e combatte le corporazioni, taglia i privilegi, difende l'Ambiente. Il cammino è iniziato, ma per tagliare il traguardo occorre "continuità", ribadisce ancora una volta il premier che chiude con un ultimo appello: "Abbiamo preso con gli elettori e con il Paese impegni che intendiamo rispettare, secondo quanto stabilito dalle regole parlamentari e costituzionali. Alla Costituzione mi richiamo dunque - conclude - per chiedere a voi onorevoli deputati e in seguito ai vostri colleghi senatori di esprimere con un voto di fiducia il vostro giudizio sulle dichiarazioni che avete ascoltato".

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