Mastella: ho deciso, vado via
«Basta. È finita». Clemente Mastella e l'Udeur lasciano la coalizione che guida il Paese da due anni. L'annuncio arriva nel tardo pomeriggio con una conferenza stampa nella sede del partito a Largo Arenula mentre già una lettera di spiegazioni per Prodi viaggia verso Palazzo Chigi. «Da uomo di centro che ha guardato a sinistra», Clemente spiega in che direzione intende riprendere il viaggio: «Noi siamo per le elezioni». E spiega anche in compagnia di chi: «Con tutte le forze che saranno disponibili a prendere in mano la bandiera della libertà e della giustizia». «Non tratto, non negozio, non accetto mezze misure», chiude una volta per tutte l'ex Guardasigilli. «Oggi dico basta e mi riprendo fino in fondo la mia autonomia di uomo, di politico, di cittadino della Repubblica», scandisce leggendo davanti alle telecamere la traccia di un discorso che il premier ha appreso dalle agenzie, mentre da Palazzo Chigi invano si cercava Mastella. «L'esperienza di questo centrosinistra è finita. E se ci sarà da votare sulla fiducia voteremo contro», aggiunge il leader del Campanile, per il quale il dibattito sulla giustizia di oggi a Montecitorio è ormai «ininfluente». Nè contano più di tanto «i dettagli dolorosi e avvilenti di un'inchiesta giudiziaria faziosa e pregiudiziale», che si è presto trasformata «in gogna mediatica», privando della libertà la moglie Sandra. Me ne vado, dice Mastella «con i miei talenti di leader popolare e i miei errori, ma sempre accompagnato da una visione e da una pratica della politica onesta». A ferirlo, sottolinea, è stato il fatto che è «mancata piena solidarietà di amici e alleati, timorosi di subire anch'essi la gogna mediatica», e «l'attacco strumentale e fazioso di personalità ministeriali che dovrebbero guardare il loro passato e riflettere, più che aggredire il presente e il futuro dei loro compagni di banco». La vicenda giudiziaria si concluderà in un «nulla di fatto», Mastella ne è certo. Ma intanto l'esperienza con il centrosinistra è conclusa per sempre, perchè «un governo e una maggioranza hanno senso se sono capaci di aggredire i mali del Paese e non di lasciare per convenienza opportunistica che i propri membri siano aggrediti da gente di malaffare politico e mediatico e giudiziario». La conferenza stampa è finita, e i fedelissimi di Mastella raccontano di una decisione presa già da giorni, da quando il Guardasigilli si era sentito abbandonato dalla sua maggioranza. «Sapete come sono fatto io... - confidava nei giorni scorsi - A Porta a Porta erano stati invitati decine di esponenti del Pd per parlare delle mie dimissioni e nessuno c'è voluto andare. Nessuno che abbia speso una parola per me». Più tardi, a «Porta a Porta», ha sottolineato che «Prodi sbaglia a non salire al Quirinale» perché «la situazione non regge più». E ha lanciato un appello agli esponenti che dalla Margherita si sono trasferiti nel Pd e sono a disagio: «Invito i miei vecchi amici da De Mita a Bianco ad altri ad avere un ripensamento. Dicano no e facciano qualcosa di diverso».