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Binetti tende la mano «Una squadra di transizione»

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Perché? «Quando all'interno di una coalizione - spiega -, un leader importante come lui viene colpito così duramente negli affetti familiari e politicamente, credo si aspetti che tutti facciano fronte compatto attorno a lui. Diciamo che, più che lasciare lui la maggioranza, si è sentito lasciato solo dalla maggioranza». Domenica, a piazza San Pietro, il leader dell'Udeur ha detto che all'origine degli attacchi nei suoi confronti, potrebbe esserci anche il suo essere cattolico. È così? Binetti sospira poi, replica: «In alcuni momenti la sua difesa di determinati valori, con una forza e un'energia che io condivido, è stata determinante. Ma eviterei strumentalizzazioni. Credo che alla base di tutto ci sia la solitudine registrata nella coalizione». E ora, che succederà? «Io sono una neofita. Ero preparata alle difficoltà di mercoledì su Pecoraro Scanio, a quelle sulla legge elettorale. Diciamo che c'è troppa carne al fuoco per non mettere in allarme l'ottimismo di Prodi». Sì, questo lo abbiamo capito, elezioni o governo istituzionali? «Non credo alle elezioni. Mi auguro piuttosto ci si fermi per progettare il futuro tutti insieme. Mi sembra che nell'aria ci sia un esecutivo di transizione». N. I.

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