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I gesuiti: «Siamo fedeli, ma non siamo guardie svizzere»

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Si tratta dello spagnolo padre Adolfo Nicolas, 72 anni il prossimo 29 aprile, da più di 40 anni vissuto in Estremo Oriente, in particolare in Giappone. Ad eleggerlo sono stati, al secondo scrutinio, i 217 delegati (la maggioranza richiesta era di 109 voti) riuniti dal 7 gennaio scorso nella Congregazione che doveva scegliere il successore dell'olandese Peter-Hans Kolvenbach, dimissionario dopo 25 anni passati alla guida della Compagnia, che conta oggi circa 19.200 membri e serve la Chiesa in 112 nazioni dei cinque continenti. Il nuovo «Papa nero» (il superiore dei Gesuiti viene chiamato così perché, pur indossando una nera veste sacerdotale, è eletto a vita come un Pontefice, e anche perché è a capo del più numeroso e potente ordine religioso) eletto dopo i quattro giorni delle «mormorazioni», è considerato persona di grande esperienza, l'uomo giusto per un rilancio della Compagnia, anche secondo le indicazioni contenute nella lettera inviata nei giorni scorsi da Benedetto XVI a padre Kolvenbach, nella quale il Papa ha chiesto ai Gesuiti una maggiore fedeltà nel «promuovere la vera e sana dottrina cattolica». In ogni caso, con la nomina di Nicolas, la Compagnia conferma il proprio interesse per il dialogo con le culture e religioni asiatiche. «Dobbiamo cercare le strade giuste - spiega il provinciale generale dei gesuiti messicani Juan Luis Orozco - anche dialogando con il Papa. Noi siamo fedeli al Papa però non siamo guardie svizzere».

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