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Prodi tende la mano alle toghe

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Prodi anzitutto spiega che Mastella, che il giorno prima nella stessa Aula aveva parlato di «giustizia vera emergenza democratica», ha pronunciato «il discorso più difficile e sofferto» della sua vita politica, era «offeso nel proprio onore e colpito negli affetti più cari». E soprattutto ha fatto «prevalere le ragioni dell'onore e della dignità sua personale e della sua famiglia su tutte le altre motivazioni che avrebbero potuto, come politico, suggerirgli dei comportamenti diversi». Insomma, è una sconfessione dell'attacco alle frange estremiste della magistratura. Ma non è una sconfessione di Clemente Mastella. Tanto che il premier si premura di dire che sul suo appoggio il «governo ha contato in passato e conta in futuro». Spiega i passaggi istituzionali, e cioè che Mastella si è effettivamente dimesso e lui, Prodi, ha assunto l'interim. «È il segnale di un'attesa: che dalla magistratura arrivi un chiarimento forte perché Mastella possa riprendere il suo posto» dice il capo del governo. «Mi impegno fin d'ora - aggiunge - in qualità di Guardasigilli a proseguire una politica di indipendenza della magistratura e di tutela delle persone, in particolare della presunzione di innocenza». E annuncia, inoltre, che sarà presente all'inaugurazione dell'anno giudiziario. Quel che non dice sembra dirlo Antonello Soro, capogruppo del Pd, che non a caso parla subito dopo di lui: «Noi non abbiamo mai sposato teoremi né del complotto della magistratura né della rappresentazione della politica come associazioni a delinquere e non vogliamo una nuova stagione di conflitto tra politica e magistratura ma crediamo in un rapporto corretto». E quindi chiarisce che «le parole di oggi (ieri, ndr) di Mastella hanno reso evidente quanto sia stata sbagliata l'interpretazione del suo intervento come un attacco alla magistratura. Era una critica per un singolo provvedimento per i modi ed i tempi con cui è arrivato». Ad Antonio Di Pietro non basta: l'ex pm di Milano ritiene che la giustizia non possa attendere il ritorno di Mastella al dicastero, perché questo «è incompatibile con l'azione di governo». «Mastella - afferma il ministro a Radio Radicale - sul piano personale ha rettificato le dichiarazioni fatte a caldo e va rispettato per questo. Il problema è la tempistica che questa decisione presa dal presidente del consiglio implica sull'interim. Se la tempistica è meramente transitoria e provvisoria in attesa che nei prossimi giorni si trovi una soluzione mi pare che sarebbe una soluzione corretta. Se invece si deve aspettare il ritorno di Mastella e quindi la fine delle indagini preliminari, vale a dire che si deve aspettare una condizione terza estranea alla politica, questo mi pare che sia del tutto incompatibile con l'azione di governo».

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