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L'allarme negato dallaTurco: "Lievi aumenti di malattie"

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Ilministro della Salute, Livia Turco, adesso scende in campo e si dichiara «disponibile a collaborare con il prefetto De Gennaro affiancandolo con una task force di esperti». «Penso - aggiunge - che l'Italia debba essere sostenuta in questa sua attività di indagine, di vigilanza e di prevenzione dall'Organizzazione mondiale della sanità». Sei mesi fa il vescovo di Nola, monsignor Beniamino Depalma implorava il suo aiuto. Alle prime notizie sull'allarme diossina (tra cui uno studio proprio dell'Oms che segnala l'eccessivo aumento di tumori nella zona dell'emergenza), l'alto prelato prendeva carta e penna e scriveva al titolare del dicastero: chiedeva di avviare uno screening a tappeto sulle persone. La Turco rispondeva il 3 agosto scorso e la sua missiva cominciava con una premessa eloquente: «Si rappresenta che questo ministero non ha alcuna competenza operativa diretta circa la programmazione ed esecuzione di tali screening essendo materia di totale interesse generale». Il ministro ricordava che si era dichiarata disponibile «ad ogni forma di possibile collaborazione che venisse richiesta dagli enti deputati alla prevenzione, diagnosi e cura a livello territoriale». Poi la Turco impegnava tutta la seconda parte della lettera per rassicurare il vescovo: «Si segnala come i possibili effetti sulla salute legati alla vicinanza con discariche di rifiuti siano stati oggetto di numerosi studi epidemiologici nel mondo negli ultimi venti anni: molte città moderne soffrono del problema dello smaltimento e molte popolazioni hanno reclamato verifiche dell'associazione tra rifiuti e salute». E soprattutto, faceva notare la titolare del dicastero della Salute: «Alcuni studi hanno evidenziato lievi aumenti di alcune malattie nelle popolazioni residenti vicino alla discariche, ma ad oggi, ogni verifica del nesso causale tra rifiuti e malattie, nel mondo, non è stato provato». Anzi, nella lettera si rilevava che «una recente revisione di 50 studi su questo tema, fatta da uno scienziato leader mondiale nel settore, non ha trovato causale tra discariche tra discariche e rifiuti». Veniva citata anche l'Oms e si confessava che «esistono importanti difficoltà metodologiche in questo tipo di studi che limitano la potenza investigativa poiché è molto difficile misurare l'esposizione delle persone». Ma la Turco, poche righe dopo, confermava ancora: «Ad oggi non esiste una dimostrazione, nel mondo, di un nesso causale tra malattie e rifiuti ma vi sono indizi che una relazione potrebbe esistere, sia pur debolissima, ma difficile da dimostrare». Si ricordava lo studio della Protezione civile sulla mortalità e le malformazioni congenite delle popolazioni di Napoli e Caserta maggiormente ricche di discariche abusive. E si limitava a sottolineare che «esiste l'ipotesi che alcuni tumori ed alcune malformazioni siano associate alla vicinanza residenziale con le discariche: questa ipotesi è da dimostrare con ulteriori studi». La Turco lanciava l'allarme invece sull'abbandono abusivo di rifiuti che «rappresenta un rischio reale alla salute». E ancora più grave definiva «l'immondizia quando viene abusivamente e dolosamente incendiata». Quindi si ricordava che la Regione aveva avviato il monitoraggio e stava mettendo a punto un registro dei tumori; si ribadiva che il ministero aveva già proposto di «migliorare il sistema dei controlli e il rispetto delle regole sui rifiuti commerciali e speciali, stimolando le autorità sanitarie locali ad incrementare le ispezioni ma anche chiedendo ai prefetti e ai sindaci l'incremento delle ispezioni delle attività ispettive già previste» e di «avviare urgentemente adeguare indagini sulla abusiva discarica di rifiuti speciali, anche ospedalieri con maggiore coinvolgimento delle strutture sanitarie di vigilanza ma anche di vigilanza urbana». Così sei mesi fa, ieri il cambio di linea.

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