Bankitalia smentisce Prodi. La pacchia è finita, crescita al rallentatore
SePalazzo Chigi sui conti pubblici ha recentemente incassato i giudizi positivi di Unione europea, Fondo Monetario e in parte alcune agenzie internazionali, questa volta deve fare i conti con la frenata registrata da Palzzo Koch. In sintesi, Bankitalia certifica che la pacchia (si fa per dire) è finita. Le stime di crescita del Pil sono state tagliate all'1% (dal precedente 1,7%) per il 2008 e all'1,1% per il 2009. In più il Bollettino dell'istituto prevede sempre per quest'anno una fiammata dell'inflazione media al 2,5% mentre per il 2007 indica il rapporto debito/Pil in calo al 105% e il fabbisogno della pubblica amministrazione a 38 miliardi, il livello minimo da quarant'anni. Bankitalia sottolinea comunque il «significativo miglioramento dei saldi» di finanza pubblica nel 2007 rispetto al 2006 con l'indebitamento netto e il debito che «dovrebbero collocarsi su livelli inferiori alle stime indicate dal governo a fine settembre (rispettivamente 2,4% e 105%)». Ma torniamo alla crescita. La revisione al ribasso operata dai tecnici di via Nazionale «è attribuibile essenzialmente a tre cause: gli effetti sul reddito disponibile delle famiglie dei rincari delle materie di base; l'apprezzamento dell'euro che ha peggiorato la competitività di prezzo dei nostri beni su tutti i mercati; un abbassamento della base di partenza del 2008 dovuto al fatto che i fattori prima citati si sono riflessi in un indebolimento congiunturale». Se da un lato occorre segnalare che in sei mesi il prezzo in euro del petrolio è aumentato di quasi il 20% e quello dei beni alimentari di oltre il 10%, dall'altro sul rallentamento economico incide anche l'eccessivo carico fiscale. Infine, cattive notizie dall'analisi dei consumi che rimarranno fermi intorno all'1% sia nel 2008 che nel 2009. «La decelerazione in estate è risultata dalla minore spesa in beni durevoli e in generi alimentari, solo in parte compensata dal positivo andamento di quella dei servizi», osservano gli economisti di Via Nazionale, aggiungendo che «la contrazione dei consumi alimentari potrebbe essersi accentuata ai rincari delle materie prime».