"Ho denunciato l'allarme tumori e mi hanno fatto fuori dalla Protezione Civile"
{{IMG_SX}} [...] e nemmeno quello emiliano in cui si combatterono partigiani e non.No, era quello tra Nola, Acerra e Marigliano, la capitale della mozzarella di bufala (Mondragone esclusa): in questa zona abitata da oltre mezzo milione di persone l'indice di mortalità per tumore al fegato ogni 100mila abitanti sfiora il 35.9 per gli uomini e il 20.5 per le donne rispetto a una media nazionale che è di 14. Boom di mortalità per cancro alla vescica, al sistema nervoso e alla prostata. È stato il primo studio che ha denunciato come si potesse morire di rifiuti, tra Napoli e Caserta dopo le pecora l'inquinamento si stava divorando alimenti e uomini. Lui, Aldredo Mazza, ricercatore del Cnr, dopo è finito nell'oblìo, c'ha rimesso un posto di lavoro. Dottore, esattamente che cosa è successo dopo? «La prima reazione è stata che la mia città, Nola, è stata tappezzata di manifesti che dicevano che era tutto falso». E chi li aveva messi? «Il sindaco, che tra l'altro è anche medico. Ma lo capisco». Come? Lo capisce? «Aveva paura che scattasse il panico». E poi? «E poi è iniziata una campagna sistematica. Le Asl locali hanno continuato a dire che lo studio era sbagliato, era troppo approssimativo, pur essendo dati del Registro Tumori». E la Regione? «Nulla, ha sempre fatto finta di nulla». Ora però ha avviato un monitoraggio sull'uomo. «Ha detto bene: ora. Nel 2007, tre anni dopo. Tra l'altro è un monitoraggio che coinvolge un campione ridotto, appena 700 persone, non si arriva a mille. Ma quello che è più grave è altro». E cosa? «È la totale incompetenza che alberga in ogni struttura regionale. Penso all'Arpac, l'azienda per la protezione ambientale campana, latitante nel problema rifiuti e disastro ambientale. E così è stato in ogni altra istituzione di controllo sanitario ed ambientale, dove ci hanno messo sempre e soltanto amici, amici degli amici, amici degli amici degli amici». Ma chi li ha messi? «Chi governa». Vabbè, non esageri. «E va bene, esagero. Se non erano amici erano parenti. Comunque incompetenti». E la magistratura? «Niente nemmeno loro. O meglio, la Procura di Nola non ha mai sottovalutato. Le altre sì. Consideri che abbiamo presentato denuncie in tutte le Procure della Campania. Niente». Nessuno si è mosso? «La camorra sì. Ha continuato a sversare di tutto. E la notte bruciavano. Colonne di fumo che vedevano tutti. Chiamavamo la polizia, i carabinieri. Niente, non si muoveva nessuno. E nelle analisi ha cominciato a venire fuori di tutto. Forse hanno buttato lì dentro anche i fanghi di Seveso, abbiamo trovato anche lo xilene nelle falde acquifere, anche scorie nucleari probabilmente sanitarie. Un disastro». E lei ha continuato a denunciare? «Non ci siamo mai fermati. Nel frattempo - sa, sono un ricercatore e con la ricerca in Italia non si mangia - ho vinto il concorso in ospedale poi ho fatto domanda di comando in Protezione Civile. Mi avevano accettato per il mio curriculum, e mi hanno detto che mi prendevano e mi assegnavano al loro dipartiento saniatario. Poi all'ultimo stadio mi hanno chiamato e mi hanno detto testualmente: "Ma lei è l'autore del Triangolo della Morte. Non sa quanti soldi abbiamo speso per far fronte alle sue tesi"». Risultato? «Non ho abiurato. Sono di Nola, il paese di Giordano Bruno, e gliel'ho detto: piuttosto mi faccio bruciare vivo». Poi è arrivato lo studio dell'Organizzazione mondiale della Sanità che confermava tutto. «Esatto, anche Bertolaso poi ha confermato. Guardi, adesso comincia l'altra grande emergenza, quella sanitaria. Si abbatterà sulle casse sanitarie regionali una valanga immensa di persone che chiederanno le cure per le malattie dovute al disastro rifiuti. E sarà una nuova catastrofe».