Silvio Berlusconi: "Non tratto se c'è la legge tv"
Allo stesso tempo il Cavaliere, pur attaccando chi ha permesso che l'Italia fosse «declassata a Paese del terzo mondo», si dice pronto a collaborare con il centrosinistra per sanare l'emergenza rifiuti. È un Berlusconi dialogante quello che in mattinata si collega al telefono con «NeveAzzurra», la kermesse organizzata dal suo partito a Roccaraso. Non è potuto venire, si giustifica subito con i sostenitori, per via delle condizioni di salute della mamma. «Ho utilizzato la terapia dell'amore e spero di tirarla fuori», racconta. È previsto un botta e risposta con i giornalisti. Ma prima, l'ex premier ci tiene a far sapere la propria opinione sul caso Contrada. Ed è una posizione durissima: «Non si può accettare che un servitore dello Stato sia dimenticato e trattato in questo modo», accusa Berlusconi, assicurando pieno sostegno all'iniziativa di Lino Jannuzzi, il senatore azzurro che chiede una commissione di inchiesta. Il tono torna calmo quando invita gli alleati a partecipare al progetto del Popolo della Libertà, magari aspirando alla leadership. Se non vorranno, dice, saremo alleati come ai tempi del governo. Ma è alla riforma elettorale che l'ex premier dedica le maggiori attenzioni. Anche qui l'atteggiamento è di apertura. «Stiamo ancora aspettando che si mettano d'accordo fra di loro», ricorda, dicendosi sempre «disponibile a un confronto». Certo, nel farlo fissa alcuni paletti irrinunciabili. La riforma deve innanzitutto «eliminare il frazionamento eccessivo, che rende impossibile il governo e espone i grandi partiti ai ricatti delle ali estreme». In questo senso, il modello tedesco «non va bene», non solo perché «significherebbe tornare alla politica dei due forni di andreottiana memoria», ma soprattutto perché «verrebbe sottratta ai cittadini la possibilità di scegliere premier e governo, consentendo al centro di andare con una parte o con l'altra». Per Berlusconi insomma, la «governabilità è cosa necessaria» ed in questo senso «più elevato è lo sbarramento, meglio è» ed una soglia del 5% è «il minimo che si deve avere». La sintonia col leader del Pd appare piena. Persino sul sistema francese. «Sono d'accordo con Veltroni sul fatto che è un buon modello ed in Francia ha portato buoni risultati», dice l'ex premier ricordando i risultati ottenuti da Nicolas Sarkozy. Ma è chiaro che si riferisce più al sistema presidenziale, che al modo in cui si vota. Tanto è vero che poi chiarisce: «Ci vuole un solo turno, una sola scheda e un solo voto». Insomma, Berlusconi per la riforma punta ancora sul sindaco di Roma. «Non posso dire se riuscirà, ma lo spero ardentemente». L'ex premier è convinto che i piccoli partiti, guidati da Romano Prodi, stiano cercando di affossare l'intesa. Per questo, ad una domanda sul recente richiamo del premier al conflitto di interessi, Berlusconi è categorico: «Non potremmo trattare con forze politiche che mettessero in atto una decisione criminale come il disegno di legge Gentiloni: non ci sarebbe nessuna possibilità di dialogo con chi agisse in questo modo». Un chiaro monito in vista della difficile riunione della maggioranza di oggi.