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«Dietro c'è Romano: vuole colpire il capo dell'opposizione»

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Questa distorsione della realtà - conclude Bonaiuti - non salverà il governo Prodi, che si è dimostrato incapace di affrontare qualunque problema: dal declino economico alle tasse, dalla sicurezza dei cittadini ai rifiuti». Rincara la dose Sandro Bondi: «Se si vuole l'accordo con l'opposizione sulla legge elettorale, non si può al contempo volerne colpire il leader. Questo non lo vogliono le forze più responsabili della maggioranza, ma è soprattutto nella testa di Romano Prodi, che vuole fare saltare l'accordo», spiega il coordinatore di Forza Italia. Sul ministro delle Comunicazioni, Bondi osserva che «finora si è dimostrato una persona responsabile e per bene, non credo che voglia colpire il leader dell'opposizione e un'azienda quotata in borsa. Sarebbe inaccettabile per il Paese». È una tesi, quesdta, comdivisa da tutta Forza Italia. «L'unica persona che ha tirato in ballo il ddl Gentiloni è il presidente del Consiglio, Romano Prodi, nel vertice di giovedì scorso. A ruota lo ha seguito il ministro della Giustizia, Clemente Mastella. Entrambi hanno usato un'argomentazione semplice e semplicemente ricattatoria: il ddl Gentiloni va discusso insieme alla riforma elettorale. Prodi e Mastella hanno dunque in animo di usare il ddl Gentiloni come una clava contro il leader dell'opposizione, per indebolirne la capacità negoziale e cogliere uno dei due obiettivi: o far fallire un accordo serio sulla legge elettorale; oppure favorire un accordicchio per una riformicchia che lasci le cose come stanno», è l'idea di Osvaldo Napoli. «Il ddl Gentiloni - prosegue Napoli - è stato approvato dalle Commissioni Trasporti e Cultura della Camera prima della finanziaria, cioè nella prima metà di novembre. Dopo due mesi di silenzio, all'improvviso Prodi si ricorda dell'urgenza di quel provvedimento mentre il Parlamento è in vista del traguardo finale della legge elettorale. È o non è un ricatto politico nei confronti del leader dell'opposizione?». Dello stesso parere due esponenti democristiani. Giampiero Catone (Dc per le Autonomie) parla di «vendetta politica per colpire la concorrenza». Il segretario della Dca Gianfranco Rotondi definisce il ddl Gentiloni un'«ascia di guerra».

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