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Veltroni nell'angolo, Prodi resuscita

Prodi

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Ilpremier non è mai stato così forte come in questi giorni. È riuscito a mettere nell'angolo Walter Veltroni, il quale a sua volta si trova costretto a rincorrere anche le accuse del Papa. Veltroni era la maggiore insidia al suo governo. Adesso nello statuto del Pd (la sua creatura diventata la casa di Walter) entra persino la norma che blinda il Prof fino alla fine della legislatura. Nella bozza del documento infatti è stato ufficializzato il comma che stabilisce che Walter Veltroni può essere candidato a palazzo Chigi solo dalla prossima legislatura. Lo statuto, all'articolo 3, recita che il segretario nazionale, eletto attraverso le primarie, «è indicato dal partito e proposto alla coalizione della quale il partito faccia parte come candidato all'incarico di presidente del Consiglio dei ministri». E all'articolo 50 si specifica che «la previsione secondo cui il segretario nazionale viene indicato quale candidato del Pd alla carica di presidente del Consiglio dei ministri, diviene efficace a partire dalla XVI legislatura», cioè la prossima. Non solo ma un'altra piccola norma consente a Prodi di riprendere in mano il Pd a pieno titolo. Nelle norme transitorie, infatti, si spiega che l'Assemblea costituente eletta alle primarie assume le funzioni che lo Statuto assegna all'Assemblea nazionale, e lo stesso vale per il suo presidente. E visto che lo Statuto sarà sottoposto a voto della stessa Assemblea costituente, ecco che la presidenza di Prodi sarà sancita e legittimata anche da un voto che finora non aveva avuto. Prodi può adesso rilanciare. Punta a far saltare definitivamente l'intesa Veltroni-Berlusconi al punto che avverte: «Si fa volutamente della manfrina. Il governo ha fatto un elenco delle cose da fare tra cui c'è anche il conflitto di interessi». E rinsalda il rapporto con Tommaso Padoa Schioppa: «Non ci sono divergenze tra noi, non esiste il poliziotto buono e quello cattivo». Anche se gli unici problemi veri possono venire dal rallentamento dell'economia. Una giornata di gioie. Che era cominciata con l'improvvisa promozione di Standard & Poor's, è proseguita con l'incontro con De Gennaro e infine si è conclusa con Malta. Paradossalmente l'emergenza rifiuti lo sta rafforzando perché nessuno dei suoi alleati si prenderebbe di mandarlo a casa davanti a quella che persino il presidente della Repubblica ha definito una «tragedia». E poi perché a questo punto è l'unica strada per vedere una soluzione, tanto che la sua azione sta dando i primi, timidi, frutti. Un successo dietro l'altro. O forse un insuccesso altrui dietro l'altro. Di certo Prodi s'è rimesso in sella. Ha stretto con D'Alema un patto d'acciaio, ha ottenuto la tregua da Dini che fino ad aprile non minaccerà più il governo sebbene avesse detto che il suo obiettivo era superare l'attuale quadro politico e l'esecutivo che ne è l'espressione. E persino il Senato potrebbe non essere poi così traballante. Alla riapertura potrebbe essere accolto il ricorso che consentirebbe di far entrare a Palazzo Madama tre esponenti Radicali (tra cui Marco Pannella) ed estromettendo tre attuali senatori del centrodestra. Prodi si sente più forte. Al punto che si prende anche il «lusso» di inviare un messaggio di solidarietà a Silvio Berlusconi a cui è stata spedita una busta con proiettili e minacce. Per lui la sensazione che si sia improvvisamente voltata pagina.

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