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Tutti, senza distinzioni né tantomeno esitazioni, si ...

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Insomma, nonostante il segretario, Walter Veltroni, non faccia altro che ribadire che combatterà con ogni forza la nascita di correnti, le varie anime del Pd sono in fermento. A fine gennaio ci sarà l'appuntamento della fondazione Italianieuropei di Massimo D'Alema e Giuliano Amato, mentre è di ieri la decisione di dar vita, verso la fine di febbraio, ad un nuovo incontro della rivista «Quarta fase» promossa da Dario Franceschini, Giuseppe Fioroni e altri ex popolari. Gli ex Ppi giurano che non hanno alcuna intenzione di dar vita ad una corrente. «L'appuntamento - spiega Antonello Giacomelli, capo della segreteria politica di Franceschini - è una prosecuzione di quello di Assisi, per iniziare a parlare di contenuti e di idee. Non vogliamo dar vita a frammentazioni o divisioni interne ma poichè veniamo da una tradizione pluralista, il pensiero unico non ci appartiene». Chi non darà problemi a Veltroni sono invece i teodem. Enzo Carra sorride al pensiero di una sua corrente: «Se cominciamo così andiamo a finire proprio male. A noi non interessa, non l'abbiamo fatto nemmeno nella Margherita. La cosa migliore è creare occasioni di dibattito, senza peli sulla lingua». Chi non ha peli sulla lingua sono i sicuramente i «lettiani» che, in sede di discussione sulla statuto, stanno cercando di tendere un trabocchetto a Veltroni. Con un emendamento redatto da Francesco Sanna («capogruppo» in Commissione Statuto degli uomini vicini ad Enrico Letta) la componente vorrebbe introdurre una semplice regola: il segretario del Pd deve dimettersi in caso di sconfitta alle elezioni politiche. La proposta di modifica è già stata inviata al presidente della Commissione Salvatore Vassallo e alla relatrice Fernanda Contri e verrà discussa sabato. Sanna aveva già illustrato l'emendamento durante l'incontro del comitato ristretto lunedì scorso spiegando che, se si assume che il Pd ha una vocazione maggioritaria e che si fa coincidere la leadership politica a quella istituzionale, allora occorre esplicitare nello statuto anche le conseguenze, come è appunto la dimissione in caso di sconfitta. La proposta è stata criticata da ex Ds, Ppi e bindiani. Sabato la resa dei conti.

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