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Tornano i diktat di Rifondazione

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Ferrero: «Aumenti slegati dalla produttività». Damiano: «Frasi senza senso»

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Già prima di sedersi al tavolo sono visibili le differenze all'interno del governo con il ministro del Lavoro Cesare Damiano che ieri è entrato in rotta di collisione con il collega Ferrero accusato di dire «frasi senza senso» perchè vorrebbe che gli aumenti fossero slegati dalla produttività. Non solo. Sulla trattativa pesano le parole recenti del ministro dell'Economia Padoa Schioppa che ha prospettato l'ipotesi al massimo di un'una tantum dicendo chiaramente che i soldi non ci sono per interventi di lungo periodo. I sindacati hanno già minacciato lo sciopero generale se oggi il governo non mostrerà la volontà di dare risposte concrete al problema salari. Confindustria rilancia e chiede sgravi per le imprese. «Il costo del lavoro che le aziende sopportano - denuncia il direttore generale Maurizio Beretta - è circa il doppio del salario medio che incassa il lavoratore. È necessario, ridurre questa differenza». Pronta è arrivata la replica di Pino Sgobio, capogruppo alla Camera del Prc: «Gli industriali hanno già avuto». Damiano indica una strada per recuperare potere d'acquisto: «chiudere i contratti e intervenire sulla pressione fiscale detassando gli aumenti». Cgil, Cisl e Uil il 18 riuniranno i direttivi per fare ilpunto della situazione. Si potrebbe aggirare intorno ai 10 miliardi il pacchetto che il governo pensa di poter varare nei prossimi mesi. Ci sarebbe una prima tranche di alleggerimenti fiscali pari a circa 5 miliardi e altrettanti da destinare ai rinnovi dei contratti del settore pubblico. Il tutto con una copertura che dovrebbe arrivare da consistenti tagli alla spesa pubblica e eventualmente anche dalle maggiori entrate. Tra le misure allo studio del Tesoro l'aumento delle detrazioni Irpef, la detassazione degli aumenti contrattuali e non si esclude neanche un ritocco al rialzo per gli assegni familiari.

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