«I roghi più dannosi degli inceneritori»
«È impossibile fare una stima di quanta sia la diossina che si sviluppa dai roghi - spiega Allegrini - perché i rifiuti domestici hanno una composizione estremamente variabile. Certo è che finchè il rogo è in funzione chi sta nelle vicinanze ne assume una quantità che impiegherebbe anni ad avere normalmente. Noi ci preoccupiamo di pochi miliardesimi di grammo prodotti dagli inceneritori ma in questo caso si tratta di quantità molto più alte». Della classe delle diossine fanno parte circa 210 composti diversi, ognuno con una sua pericolosità. Il maggiore pericolo si ha mentre gli incendi sono attivi. Dopo lo spegnimento le sostanze prodotte cominciano a viaggiare nell'aria: «La diossina si lega al particolato - spiega Allegrini - e può rimanere in atmosfera per diverse settimane, facendo spostamenti anche di parecchi chilometri». Per determinare se ci sono aree della Campania in cui nell'uomo è presente diossina è partito un monitoraggio su 780 persone coordinato da Istituto Superiore di Sanità e Cnr: «Nell'uomo normalmente si possono trovare da uno o due nanogrammi (miliardesimi di grammo) per chilo di peso fino a poche decine - spiega Alessandro Di Domenico, responsabile scientifico del monitoraggio per l'Iss - le sorgenti sono moltissime, si può trovare ogni volta che brucia qualcosa». Nell'uomo questa sostanza può causare tumori, squilibri ormonali, danni al sistema riproduttivo e malformazioni congenite. Le diossine si accumulano facilmente nei grassi, e possono quindi risalire la catena alimentare. Uno studio del Cnr di Napoli fatto sugli animali da allevamento ha trovato nelle pecore delle province di Caserta e Napoli livelli fino a 51 picogrammi (miliardesimi di milligrammo) per grammo di grasso, dieci volte superiori a quelli normali. Verificando la stabilità del Dna degli animali esposti alla maggiore quantità di queste sostanze è emerso che il Dna è 14 volte più fragile.