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Senza vergogna

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E ora tutti attendono con ansia il vertice dell'Unione che, secondo le anticipazioni del Professore, si occuperà soltanto di «tasse, lavoro e salari». Nel frattempo, però, qualcuno ha già raccolto l'invito di Prodi e, siccome i salari saranno la priorità del 2008, ha deciso di partire subito, aumentandosi il proprio. Per ora non c'è alcuna decisione in merito (anche perché la scelta definitiva spetta al presidente della Camera Fausto Bertinotti) ma è molto probabile che, a fine mese, i nostri deputati si ritroveranno in busta paga ben 200 euro lordi in più (127 al netto delle tasse). Non più, quindi, i soliti 5.486,58 euro di indennità, ma 5.613,59. Esattamente la stessa cifra che oggi percepiscono i senatori. Ed è proprio attorno a questo «adeguamente contrattuale» che ruota tutto. La vicenda inizia con la Finanziaria 2006 (l'ultima della gestione Tremonti) che stabilì un taglio del 10% degli stipendi dei parlamentari. Sulla scia di quell'intervento, lo scorso anno, la Camera decise di sospendere gli aumenti automatici delle indennità. Solo Montecitorio però, visto che i senatori si opposero compatti facendo scattare in questo modo la disparità di trattamento con i colleghi. La presidenza di Palazzo Madama giustificò la decisione spiegando che la retribuzione dei parlamentari è disciplinata da una legge del 1965 e, quindi, non può essere corretta senza modificare la normativa in vigore. In questo scenario si inserisce la Finanziaria 2008 che ha stabilito di sospendere per cinque anni gli aumenti automatici. Decisione che pone la presidenza della Camera di fronte ad un bivio: lasciare il dislivello esponendosi ai ricorsi di deputati ed ex deputati (che si ritroveranno un vitalizio inferiore a quello dei senatori) o aumentare lo stipendio a partire da questo mese così da limitare i conteziosi solo al 2007. Terza, ma più remota possibilità, fare completamente dietrofront restituendo anche gli arretrati. Insomma ad oggi, la soluzione più probabile, sembra essere quella di un aumento di 200 euro a partire dalla fine di gennaio ma l'ultima parola spetta a Fausto Bertinotti che è da sempre un sostenitore della battaglia contro i costi della politica. E non è un caso che negli ultimi giorni, sulla homepage del sito della Camera, faccia bella mostra di sé la notizia dell'approvazione del bilancio di previsione del 2008. Bilancio in cui «per la prima volta dopo 45 anni, le spese correnti e in conto capitale non aumentano anzi registrano una diminuzione dello 0,014 per cento». Tra i capitoli più virtuosi l'acquisto di beni e servizi (-5,2%), le spese per immobili (-20%) e gli stipendi dei deputati (-1,26%) «grazie alla sospensione dell'adeguamento dell'indennità parlamentare al trattamento economico dei magistrati e all'abolizione dei viaggi di studio all'estero». Chissà se Bertinotti riuscirà a rispettare la previsione.

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