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Non parlano d'altro. Altro che salari, abbassamento delle ...

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Sembrava, appunto. Negli ultimi giorni, infatti, tutto è tornato in discussione. Complice un'intervista a Repubblica del numero due del Pd Dario Franceschini che ha rilanciato il modello presidenzialista francese. Un'ipotesi che ha letteralmente spaccato il Partito democratico tanto che anche il vicepremier Massimo D'Alema è sceso in campo criticando il nuovo corso del Pd. «Se è un fuoco d'artificio di Capodanno - ha spiegato intervistato da Repubblica - allora non vale niente. Ma se è una cosa seria, allora cambia tutto. È una novità clamorosa, che ha un effetto devastante: per le riforme, per il centrosinistra, e anche per il governo. Lo confesso, la strategia mi sfugge». Ma sono in molti, all'interno dell'Unione, a criticare l'uscita di Franceschini. «Siamo nel pieno di una discussione nella commissione Affari Costituzionali del Senato - avverte il vicecapogruppo del Pd Nicola Latorre - e stiamo faticosamente cercando un punto d'intesa. Consiglierei di evitare qualsiasi iniziativa che possa azzerare questa situazione». «Domanda banale: ma qual è la proposta del Pd sulla nuova legge elettorale?» attacca l'ex Ds, oggi esponente del Partito Socialista, Gavino Angius. Mentre il presidente dei senatori del Prc Giovanni Russo Spena si schiera con il ministro degli Esteri: «D'Alema ha assolutamente ragione. Avanzare in materia di legge elettorale proposte impossibili e inaccettabili come ha fatto nei giorni scorsi Franceschini autorizza il sospetto, spero infondato, che il vero obiettivo del Pd sia il referendum. È evidente a tutti che solo la convergenza sul sistema tedesco permette di evitare un referendum pericolosissimo da tutti i punti di vista. È ora che tutti ne prendano atto e si comportino di conseguenza, senza trucchi e ipocrisie». Contro l'esponente Pd anche il capogruppo dell'Udeur alla Camera Mauro Fabris: «Franceschini c'è o ci fa? Vorremmo capire se la sua conversione presidenzialista in materia di legge elettorale punti artatamente a creare caos, o se sia invece frutto della confusione che sul tema registriamo nel Pd. In ogni caso, la condizione che si crea è devastante». E se Romano Prodi preferisce trincerarsi dietro un no comment Franceschini non ci sta e dichiara di non capire «tanto stupore e preoccupazione» ricordando a D'Alema che il modello elettorale francese è da sempre quello preferito dal Pd. Nel frattempo il sospetto che Veltroni voglia arrivare dritto al referendum o alle elezioni anticipate, oltre che nel Pd, si fa strada anche nel centrodestra (dove solo An si schiera per il presidenzialismo alla francese). In particolare, il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini è convinto che gli uomini del sindaco di Roma «puntino a sabotare le riforme». Per evitare lacerazioni nell'Unione e nel Pd, la soluzione più indolore potrebbe essere quella di fermare le macchine e ripartire dalla «bozza Bianco», all'esame della commissione Affari Costituzionali del Senato.

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