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Si movimenta il dibattito sui salari in vista della ...

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Il che significa che non se ne parla prima di marzo. Il sottosegretario all'Economia Alfiero Grandi ha ribadito che il governo si impegna a ridurre il carico fiscale sui lavoratori ma le imprese devono fare la loro parte. Il che significa che «il fisco può dare un segnale ma non può sostituirsi agli incrementi salariali che devono venire dalle imprese, dunque dai rinnovi contrattuali e dalla contrattazione aziendale». Le imprese chiamate in causa hanno risposto bocciando la linea dura dei sindacati che con la Cisl minacciano lo sciopero generale se nel prossimo incontro con il governo non ci saranno risposte concrete. «È una minaccia inutile e dannosa per il Paese» afferma il direttore generale della Confindustria, Maurizio Beretta. «La strada dello sciopero non è quella giusta» ha commentato Beretta che sollecita piuttosto di «andare avanti nel confronto». A suo giudizio «ci sono tutte le condizioni per fare questo intervento in fretta e bene e la via da seguire per aumentare i salari è l'incremento della produttività». Ma la Fiom soffia sul fuoco e si augura che «lo sciopero generale ci sia davvero e non sia solo un annuncio pre festivo». Dal fronte sindacale il leader dell'Ugl Renata Polverini sollecita il governo di passare dalle promesse ai fatti. Sacconi, responsabile lavoro di Forza Italia, è convinto che il governo non riuscirà a fare nulla per le divisioni interne alla maggioranza.

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